ultimo aggiornamento:
10/12/2020
June 8, 2020

L’app Immuni è ora disponibile: tanti ancora i dubbi sulla sua efficacia.

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A partire dal 1 giugno è finalmente possibile scaricare Immuni, l’app per il tracciamento dei contatti di persone positive a Covid-19, che potrà usata essere in Italia. L’applicazione, prima nel suo genere ad essere disponibile in Europa, ha subito diverse modifiche da quando nelle scorse settimane è stata selezionata dal Ministero dell’Innovazione e dal Ministero della Salute.

Indice:

  • Come funziona la app Immuni?
  • Che cosa deve fare chi riceve una notifica dall’app Immuni?
  • Perché è stato scelto un sistema decentralizzato per l'app Immuni?
  • Che cosa non è e cosa non fa l’app Immuni?
  • I numeri a oggi dell’app Immuni
  • Quali sono i limiti dell’app Immuni?
  • Quali sono le domande tuttora senza risposta sull'app Immuni?

Come funziona la app Immuni?

app Immuni e Covid-19

La circolare del Ministero della Salute  e le informazioni reperibili dal sito creato per l’occasione chiariscono il funzionamento dell’app di tracciamento Immuni. Una volta scaricata l’app Immuni, è sufficiente dichiarare di avere almeno 14 anni e inserire la Regione e la Provincia di domicilio. A questo punto non sarà richiesto di fare più nulla!

Tramite il tracciamento di prossimità basato su tecnologia Bluetooth Low Energy (quindi senza ricorso alla geolocalizzazione), l’app traccerà (in maniera del tutto anonima) tutti i contatti Covid-19 positivi, classificando ad alto rischio quelli avvenuti a meno di due metri di distanza per almeno 15 minuti.

All’utente risultato positivo al test diagnostico, viene chiesto di comunicare l’esito al sistema del Ministero della Salute in chiavi anonime attraverso il proprio smartphone. L’app restituisce un codice numerico (disponibile nella sezione «Impostazioni», sotto la cartella «Caricamento dati») che l’utente comunica all’operatore sanitario. Il codice viene poi inserito all’interno del Sistema Tessera Sanitaria e il caricamento viene confermato dall’utente.

Le app di tutti coloro che l’avranno installata andranno periodicamente a cercare sul server centrale se esiste qualche codice che è stato scambiato con loro nei 14 giorni precedenti e in questo caso la app Immuni dichiarerà che l'utente è entrato in contatto con un Covid-19 positivo.

Il meccanismo, che può sembrare un po’ complicato, garantisce l’anonimato: i dati vengono codificati così che sia l’identità dei contatti che il luogo dove il contatto è avvenuto sono al sicuro.

Il suo funzionamento terminerà non appena sarà finita l’emergenza sanitaria. Tutti i dati generati durante il funzionamento della app saranno eliminati.

Che cosa deve fare chi riceve una notifica dall’app Immuni?

Quando l’app Immuni notifica agli utenti che possono essere stati in contatto con un caso positivo, un messaggio, il cui testo è unico su tutto il territorio nazionale, spiega quali indicazioni seguire:

l’utente viene invitato a contattare il medico di famiglia (o Medico di Medicina Generale) che farà una prima valutazione dell’effettiva esposizione al rischio del soggetto. Sarà poi quest’ultimo a decidere, sulla base dello stato di salute, se sottoporre il contatto a tampone e ad isolamento/quarantena.

La circolare del Ministero della Salute ricorda comunque che l’app Immuni può integrare e supportare il processo di tracciamento dei contatti, ma in nessun caso può essere l'unico strumento utilizzato. Questa è la ragione per la quale, per esempio, in molte regioni d’Italia è stata istituita la figura dei contact tracer (tracciatori di contatti), cioè operatori sanitari coordinati dai Dipartimenti di Prevenzione delle ASL con il compito di identificare, isolare e testare i contatti.

Perché è stato scelto un sistema decentralizzato per l'app Immuni?

Rispetto all’ipotesi originaria si è deciso di usare un sistema decentralizzato dei dati. I dati codificati dei contatti saranno memorizzati in maniera anonima sullo smartphone degli utenti e non su un server centrale.

L’infrastruttura rilasciata lo scorso 18 maggio da Google e da Apple garantisce lo scambio di informazioni con altri sistemi europei che useranno la stessa soluzione.

Anche in seguito a questa scelta, il  Garante per la privacy ha dato parere positivo all’app Immuni. Viene richiesta, però, maggiore trasparenza sul trattamento dei dati a fini statistici-epidemiologici e chiarezza sul fatto che le notifiche potrebbero non corrispondere a un rischio effettivo.

Che cosa non è e cosa non fa l’app Immuni?

Il sito web dedicato a Immuni e un bell’articolo di Riccardo Luna ricordano cosa non è e cosa non fa l’app Immuni. Per esempio:

  • l’app non raccoglie dati personali (nome, cognome, data di nascita, numero di telefono, indirizzo e-mail) né l’identità delle persone che si incontrano (e i loro dati) e nemmeno i movimenti o la posizione (dell’utente e dei suoi contatti);
  • l’app non rappresenta una sistema di controllo dell’eventuale isolamento del contatto;
  • l’app non è una scatola chiusa, e il suo codice  (Open Source) può essere controllato da chiunque perché è stato reso pubblico nei giorni scorsi su questo sito;
  • l’app non è gestita da privati ma da enti pubblici (Ministero della Salute e Sogei); è stata sviluppata dalla società Bending Spoons gratuitamente e donata allo Stato italiano;
  • l’app non è uno strumento di digital health perché non vengono raccolti dati sanitari;
  • i dati vengono codificati e memorizzati sullo smartphone degli utenti;
  • i dati saranno raccolti dal Ministero della Salute in report in forma aggregata e anonima. Questi report verranno messi a disposizione delle Regioni e delle Province autonome, e saranno utilizzati per fini di sanità pubblica, per analisi di profilassi, statistiche o di ricerca scientifica.

I numeri a oggi dell’app Immuni

L’accoglienza da parte dei cittadini italiani dell’app Immuni è stata piuttosto calorosa a giudicare dai primi dati.

Nelle prime 24 ore è stata scaricata 500.000 volte e, ad oggi, è stata scaricata oltre due milioni di volte: il download di Immuni ha superato quello di note applicazioni come TikTok, Whatsapp, Instagram e Zoom.

Serviranno, però, ancora 10 giorni circa prima di essere completamente operativa in tutta Italia.

Una fase di sperimentazione partirà l’8 giugno in Puglia, Liguria, Abruzzo e Marche.

La speranza è che l’app Immuni venga adottata dal 50%-60% degli italiani ma anche percentuali più basse (intorno al 20%) potrebbero essere comunque sufficienti a raggiungere risultati significativi. Le misure per la riduzione dei contagi come il distanziamento sociale e le mascherine continueranno ad essere comunque fondamentali.

Per maggiori informazioni su Immuni esiste anche numero verde (800912491).

Quali sono i limiti dell’app Immuni?

Restano ancora diversi i limiti e i dubbi sul funzionamento di Immuni, qui proviamo ad elencarne alcuni:

  • il segnale radio alla base della tecnologia Bluetooth Low Energy è condizionato dall’orientamento e dal posizionamento dei telefoni (e dall’abitudine a portarlo nella tasca anteriore rispetto a quella posteriore), nonché dalle barriere che separano i possibili contatti (come un vetro, una superficie isolante, un muro o altro ancora). Ciò potrebbe avere un peso sulla identificazione di falsi positivi e di falsi negativi;
  • l’installazione dell’app Immuni sarà, come sostenuto fin dall’inizio del progetto, volontaria;
  • la segnalazione al proprio medico dell’eventuale ricezione del messaggio di notifica è facoltativa: comunicare o meno di essere stato nelle vicinanze di un paziente risultato positivo al Covid-19 è, forse, uno dei limiti più importanti dell’intero progetto;
  • è disponibile solo per i telefoni Apple con sistema operativo iOS dal 13.5 in poi, e per i telefoni Android versione 6 o superiore. Inoltre, i GooglePlay Services dovranno essere aggiornati almeno alla release 20.18.13;
  • attualmente l’app Immuni ha problemi di funzionamento sui telefoni Huawei e Honor dovuti in parte a problemi tecnici, in parte alla decisione da parte dell’Amministrazione Trump di vietare ad aziende americane di avere rapporti commerciali con aziende cinesi. E’ di queste ore la decisione di sospendere il download dell’app per questi due telefoni in attesa della risoluzione dei problemi tecnici e della disponibilità di una versione per l’app Store App Gallery.

Quali sono le domande tuttora senza risposta sull'app Immuni?

Restano ancora diversi i dubbi sul funzionamento di Immuni e tante le domande alle quali non c’è ancora una risposta. Tra queste vale la pena segnalare le seguenti:

  1. qual è il livello di affidabilità nel riconoscere i contatti di pazienti positivi al Covid-19? quale il livello dei falsi positivi (contatti cioè ritenuti erroneamente a rischio quando non lo sono)? quale quello dei falsi negativi (contatti cioè ritenuti non a rischio quando invece lo sono)?
  2. come verificare che i contatti che ricevono una notifica segnalino la cosa al proprio medico di medicina generale?
  3. si sta pensando a forme di incentivazione per convincere i cittadini a scaricare l’app Immuni?
  4. le Regioni (che saranno responsabili del tracciamento) saranno in grado di eseguire tempestivamente i tamponi sui contatti? Tempi troppo lunghi potrebbero ulteriormente disincentivare gli utenti ad auto-segnalarsi;
  5. sono stati individuati luoghi alternativi al domicilio dove poter far trascorrere il periodo di quarantena/isolamento dei positivi a Covid-19 e dei loro contatti?
  6. infine, una volta implementata la prima T (Trace), riusciranno a seguire le altre due T (Test e Treat) per completare il processo?
    Perché se così non fosse, l’app Immuni, indipendentemente da quanti la scaricheranno e useranno, servirà davvero a ben poco per gestire la diffusione del contagio e un possibile ritorno della pandemia.

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Leggi qui un articolo di approfondimento sull'App Immuni, del 1 Dicembre 2020.

Eugenio Santoro - Dipartimento di Oncologia clinica

Editing Raffaella Gatta - Content Manager

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