Data prima pubblicazione
August 4, 2020

Come i raggi UV uccidono il coronavirus

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Nelle ultime settimane sui mezzi di informazione è circolata la notizia che i raggi del sole sono in grado di inattivare il SARS-CoV-2. È davvero così?

I raggi ultravioletti di tipo C inattivano il virus


Gli articoli ripresi dai media fanno riferimento ad alcuni studi condotti da un gruppo di autori che coinvolge ricercatori di differenti istituti di Milano e con diverse competenze nell’ambito della fisica e della medicina.


In uno di questi studi, i ricercatori hanno documentato in condizioni sperimentali che l’esposizione di campioni con differenti concentrazioni virali ai raggi ultravioletti di tipo C (UV-C), con una lunghezza d’onda di 254 nanometri, è stata in grado di inattivare il virus SARS-CoV-2 e di inibire la sua replicazione in colture cellulari.

La dose e la durata dell’esposizione necessarie per l’inattivazione dipendono dalla carica virale presente nel campione. In dosi compatibili con la contaminazione delle stanze ospedaliere che ospitano pazienti con COVID-19 è sufficiente una dose bassa di UV-C. Lo stesso è stato osservato per i campioni contenenti una carica virale intermedia, simile a quella presente nello sputo dei pazienti.
Per una carica virale elevata, paragonabile a quella emessa da pazienti con sintomi molto gravi, è stato necessario aumentare la dose di UV-C per ottenere l’inattivazione del virus.

I risultati di questo studio hanno una ricaduta quasi esclusivamente nell’ambito delle procedure di sanificazione di ambienti e superfici contaminate. Le lampade a UV-C sono, infatti, già utilizzate per la disinfezione di ambienti, in particolare ospedalieri.
pericolo nell'uso di lampade UV per coroavirus

Queste lampade devono essere impiegate da personale specializzato e mai quando nell’ambiente sono presenti altre persone. Possono, infatti, causare rischi per la salute umana (irritazioni cutanee, danni agli occhi).

Al momento le istituzioni sanitarie non consigliano l’utilizzo di queste lampade per gli ambienti domestici.

Inoltre, il 13 luglio il Ministero della Salute ha emesso un’allerta sulla presenza in canali di vendita online di lampade che non emettono radiazioni UV-C o, al contrario, di dispositivi che non rispettano la normativa europea con il rischio di esposizione a una dose non sicura di radiazioni.

E gli altri tipi di ultravioletti?

I risultati di questo studio non provano, però, che la luce del sole sia in grado di inattivare il virus.

Infatti, a differenza dei raggi ultravioletti A e B, i raggi UV-C sono filtrati dall’atmosfera. C’è ancora incertezza sul fatto se anche i raggi ultravioletti di tipo A e B hanno un’efficacia nell’inibire la replicazione del virus.

Gli stessi autori hanno condotto uno studio analizzando l’andamento della malattia in 261 nazioni, osservando una correlazione tra la durata dell’irraggiamento solare (e di conseguenza la durata di esposizione ambientale a una dose di raggi UV A e B ritenuta sufficiente per inattivare il virus) e un minor numero di nuovi contagi. Si tratta, però, di uno studio da valutare con cautela, in quanto:

  • non ancora sottoposto al processo di revisione tra i pari (peer review)
  • la presenza di una correlazione tra due eventi non rappresenta una prova di un’associazione di tipo causa-effetto.

Studi sperimentali condotti da altri gruppi di ricerca hanno osservato l’inattivazione del SARS-CoV-2 dopo l’esposizione di campioni a luce solare simulata per alcuni minuti. È quindi possibile che i raggi ultravioletti possano contribuire a limitare la circolazione del virus.

Indipendentemente dall’effetto protettivo dei “raggi del sole”, trascorrere del tempo all’aria aperta riduce il rischio di contagio in quanto le goccioline respiratorie si disperdono maggiormente e più rapidamente e ha numerosi benefici per la salute fisica e psicologica.
Occorre, comunque, mantenere le distanze fisiche e osservare le norme igieniche, indossando la mascherina se ci si trova in un luogo affollato dove non è possibile mantenere il distanziamento.

Infine, se anche fosse confermato che anche i raggi di tipo UV-A e B possono inattivare il coronavirus, questo non esime dall’osservare le raccomandazioni sulla prevenzione del rischio dei tumori della pelle. Per esempio, evitare di esporsi al sole nelle ore centrali della giornata (dalle 11 alle 16), applicare sulla pelle una crema solare con un fattore di protezione adeguato, indossare un cappello a tesa larga e occhiali da sole e non utilizzare lampade abbronzanti.

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