
Tutto quello che dovresti sapere su donazioni in vita e successione: come funzionano, quali sono differenze e i vantaggi fiscali per sostenere la ricerca del Mario Negri.
Pensare alla gestione del proprio patrimonio è un gesto di responsabilità e lungimiranza.
Molte persone scelgono di donare in vita parte dei propri beni per aiutare i figli, sostenere un ente, o contribuire concretamente a una causa in cui credono, come la ricerca scientifica indipendente.
Ma come si collegano le donazioni alla successione ereditaria? E quali effetti hanno nel tempo?
In questa guida spieghiamo in modo chiaro cosa sono le donazioni in vita, come vengono considerate ai fini successori e quali differenze esistono rispetto al lascito testamentario.
La donazione è un atto con cui una persona (il donante) trasferisce gratuitamente un bene o una somma di denaro a un’altra persona o ente (il donatario).
È un gesto di generosità che, per i beni di valore, richiede un atto pubblico notarile alla presenza di due testimoni.
La successione ereditaria, invece, disciplina il passaggio dei beni dopo la morte del proprietario, secondo quanto stabilito dalla legge o dal testamento.
Donazioni e successione sono strettamente collegate: una donazione effettuata in vita può influenzare la distribuzione dell’eredità e i diritti dei futuri eredi.
Le donazioni fatte in vita non si esauriscono con l’atto notarile: al momento della successione vengono “riportate” idealmente nel patrimonio del defunto, in un processo chiamato riunione fittizia.
Questo serve a calcolare se le quote di legittima - cioè le parti di eredità spettanti per legge a coniuge, figli o genitori - siano state rispettate.
Se una donazione effettuata in vita supera la quota disponibile e lede i diritti degli eredi legittimi, questi possono chiedere la riduzione della donazione per ripristinare l’equilibrio previsto dalla legge.
Le imposte sulle donazioni sono simili a quelle applicate alle successioni.
In Italia, l’importo dovuto dipende dal grado di parentela e prevede franchigie significative:
Le donazioni di modico valore (es. regali proporzionati al reddito del donante) non richiedono atto notarile e non sono soggette a imposte.
Non necessariamente.
Donare in vita può essere utile per anticipare il passaggio di alcuni beni o sostenere cause importanti, ma non sempre comporta un vantaggio fiscale duraturo.
Le donazioni, infatti, vengono comunque considerate al momento della successione e devono rispettare le quote di legittima.
Chi desidera destinare parte del proprio patrimonio alla solidarietà — per esempio alla ricerca scientifica — può scegliere di farlo attraverso una donazione in vita a enti riconosciuti, come l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, che gode delle agevolazioni fiscali previste per gli enti non profit.
Scopri come donare all'Istituto Mario Negri
La lesione della quota legittima si verifica quando, con una donazione o con disposizioni testamentarie, un erede legittimario riceve meno di quanto gli spetta per legge.
In questi casi, può chiedere al giudice la riduzione della donazione per riequilibrare i diritti tra gli eredi.
Per evitare situazioni di conflitto, è sempre consigliabile verificare la propria situazione familiare e patrimoniale con un notaio, prima di disporre una donazione di valore rilevante.
Sebbene entrambi rappresentino gesti di solidarietà, donazione e lascito testamentario si distinguono per tempi ed effetti giuridici. Entrambe le forme possono convivere in una pianificazione consapevole del futuro: una donazione in vita consente di sostenere subito un progetto o un ente, mentre un lascito testamentario permette di proseguire nel tempo il proprio impegno a favore della ricerca e delle generazioni future. Ecco le principali differenze spiegate in una tabella di facile consultazione:
.jpg)
Istituto Mario Negri | Ufficio Comunicazione