Alcuni studi dimostrano un'associazione tra pubertà precoce e utilizzo in gravidanza ed in tenera età di alcune sostanze.
Da circa 20 anni le ragazze tendono a raggiungere la pubertà ad un'età sempre più bassa. Questo fatto desta preoccupazione perché alcune ricerche hanno documentato un'associazione (anche se non un diretto rapporto "causa- effetto") fra la pubertà precoce ed un maggiore rischio di malattie mentali, comportamenti anomali e maggiori probabilità di avere un tumore della mammella o dell'ovaio.
Studi condotti sugli animali hanno dimostrato che l'esposizione prenatale o peripuberale a prodotti cosmetici contenenti sostanze che possono alterare l'equilibrio endocrino determina alterazioni nello sviluppo riproduttivo.
Due istituzioni pubbliche americane dell'Istituto Nazionale della Salute hanno finanziato una ricerca per stabilire se l'esposizione prenatale potesse influenzare l'età della pubertà. I prodotti indagati comprendono fra l'altro il triclosan, presente in alcuni saponi e dentifrici, il 2,4-diclorofenolo, presente in deodoranti, il monoetilftalato, metabolita del dietilftalato presenti nei prodotti con fragranze, e il metilparaben, utilizzato in molti cosmetici. Lo studio è stato condotto misurando queste sostanze nelle urine delle donne in gravidanza e nei bambini a 9 anni, osservando ogni 9 mesi una serie di sintomi che identificano la pubertà.
I risultati ottenuti possono essere così riassunti:
È comunque necessario stabilire quanto siano riproducibili questi studi, estendendoli ad altri prodotti cosmetici e per l'igiene.
Nel frattempo, è utile diffondere l'informazione e invitare il Governo, attraverso i Ministeri della Salute e dell'Ambiente, a sovvenzionare ricerche su un problema che può avere grande impatto sulla salute e, quindi, indirettamente, sul Servizio Sanitario Nazionale, bene inestimabile.