ultimo aggiornamento:
September 18, 2023

Covid-19 grave e geni di Neanderthal - Domande e risposte sullo studio Origin

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Perché è stato fatto lo studio?

I ricercatori dell’Istituto Mario Negri si sono chiesti: “Perché la maggior parte delle persone infettate da Coronavirus ha soltanto sintomi lievi e dopo qualche giorno guarisce, e perché altri hanno disturbi più importanti tanto da finire in ospedale, qualcuno in rianimazione e qualcuno muore?”.  Ci si è accorti che chi aveva un Covid severo, polmonite interstiziale e necessità di ricovero in rianimazione, aveva più spesso genitori o fratelli morti di Covid. Così si è fatta strada l’idea di un coinvolgimento dei geni, già suggerita da uno studio pubblicato su Nature nel 2020 dal premio nobel Svante Paabo.

Come sono state fatte le analisi genetiche?

I campioni di DNA sono stati analizzati mediante un DNA microarray, una tecnologia in grado di leggere centinaia di migliaia di variazioni (polimorfismi) su tutto il genoma, che ha permesso di analizzare per ogni partecipante circa 9 milioni di varianti genetiche e di rilevare la regione del DNA responsabile delle diverse manifestazioni della malattia.

Questo array è arricchito in varianti di geni umani che codificano per proteine e sistemi implicati nella risposta all’infezione da SARS-CoV-2:

  • 130.000: varianti di geni implicati nell’ingresso del virus nelle cellule ;
  • 24.000: varianti di geni implicati nella risposta immunitaria al virus;
  • 16.000: varianti di geni che influenzano la severità e le complicanze di COVID-19;

Cosa dimostra lo studio?

Lo studio, pubblicato sulla rivista iScience, dimostra che una certa regione del genoma umano si associava in modo significativo col rischio di ammalarsi di Covid-19 e di ammalarsi in forma grave nei residenti in quelle aree più colpite dalla pandemia.

Questa regione risulta essere più importante di tutte le altre per capire perché ci si ammala gravemente. È un “aplotipo di rischio”, dicono i medici: “aplotipo” definisce un certo numero di variazioni di geni vicini l’uno all’altro che si ereditano tutti insieme. Questo aplotipo si trova sul cromosoma 3, comprende geni che contribuiscono alla sintesi di mediatori della risposta immune e altri che presiedono alla funzione di certe cellule degli alveoli polmonari. Fin qui niente di speciale, se non fosse che questo aplotipo arriva a Nembro, Alzano e Albino direttamente dai… Neanderthal, dopo essere passato attraverso duemila generazioni almeno.

È importante sottolineare, come si legge nell’introduzione di iScience: “The question of why the SARS-Cov-2 disaster overwhelmed the wealthy province of Bergamo, with its top-level hospitals, remains unanswered. Most likely, the outbreak was of such a size that any health system in Europe would have been overloaded.”

In altre parole, lo Studio non aveva affatto l’obiettivo di stabilire perché in una determinata area nella provincia di Bergamo ci fossero stati tanti casi di Covid-19 e tanti casi severi. Questo per il momento nessuno è ancora riuscito a stabilirlo.

Quali sono i risultati più importanti?

Lo studio dei ricercatori del Mario Negri ha stabilito che chi è stato esposto al virus ed è portatore dell’aplotipo di Neanderthal aveva un rischio più del doppio di sviluppare Covid grave (polmonite), quasi tre volte in più di avere bisogno di terapia intensiva e un rischio ancora maggiore di aver bisogno di ventilazione meccanica rispetto alle persone che non hanno questo aplotipo.

In cosa consiste l’unicità dello studio Origin?

L'originalità dell'approccio ORIGIN consiste nei seguenti punti:

  1. Tutti i partecipanti al momento dell'arruolamento vivevano nella provincia di Bergamo, che comprende un'area relativamente piccola (2.723 km2, con circa 1.100.000 abitanti) in Lombardia, che è stata l'epicentro della pandemia in Italia ed Europa all'inizio del 2020.
  2. Oltre il 75% era nato nella provincia di Bergamo.
  3. Oltre il 90% delle infezioni nella coorte ORIGIN è avvenuto durante la prima ondata, prima dell'emergere delle varianti del SARS-CoV-2 e prima dell'adozione dei trattamenti salvavita con steroidi e farmaci antinfiammatori, e in gran parte prima dell'era della vaccinazione.
  4. I casi e i controlli selezionati sono 1200 soggetti divisi in tre gruppi di 400 persone essere simili per i principali fattori che all'inizio sono stati segnalati come influenti sugli esiti del COVID-19, tra cui età, sesso e malattie concomitanti. Questo è stato possibile perché si partiva da 10 mila persone raggiunte attraverso un questionario online. Di tutte queste persone sono stati poi raccolti tutti i dati clinici rilevanti rispetto alla situazione familiare e verificati direttamente attraverso interviste personali.

Leggi il comunicato stampa qui.

Leggi The Wall Street Journal "Neanderthal Genes Are Linked to Severe Covid Risk" qui.

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