Gli antibiotici sono una classe di farmaci grazie ai quali la ricerca è riuscita a migliorare la salute dell’uomo riducendo parecchio la sua mortalità. Insieme alla diffusione dell’acqua potabile e alla creazione dei vaccini, rappresentano una delle scoperte con maggior impatto positivo sulla vita della comunità.
Dal punto di vista farmacologico, gli antibiotici sono sostanze ottenute da organismi viventi o sintetizzate in laboratorio, in grado di impedire la crescita dei microrganismi e addirittura di provocarne la morte.
Questi farmaci vengono utilizzati per curare o prevenire infezioni causate da batteri, impedendo la loro moltiplicazione e diffusione all’interno dell’organismo. Generalmente vengono prescritti quando è difficile che l’infezione batterica possa guarire da sola, oppure quando i tempi di guarigione sarebbero troppo lunghi.
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Gli antibiotici possono essere classificati in diversi modi.
Il primo è in base agli effetti ottenuti sul microrganismo. A seconda della quantità di farmaco somministrata, possono essere:
Gli antibiotici possono essere classificati anche in base allo spettro d'azione. In questo caso si dividono in:
Alcuni antibiotici hanno un’attività che dipende prevalentemente dalla concentrazione presente nel sangue. Per altri, invece, l’attività dipende dalla durata del tempo in cui la concentrazione nel sangue supera la soglia minima per inibire la crescita dei batteri (attività tempo dipendente). Nel secondo caso, è necessario rispettare l’intervallo di assunzione tra le dosi. Per esempio, in caso di faringite, è necessario assumere l’antibiotico amoxicillina due volte al giorno, ogni 12 ore. Questo schema fa sì che l’antibiotico sia presente nel sangue in una concentrazione efficace per un periodo di tempo sufficiente.
Quando due antibiotici somministrati insieme uniscono le loro attività, potenziandole in quanto agiscono su due bersagli diversi, si parla di sinergismo. Invece, quando le attività di ciascun antibiotico hanno un effetto negativo l’una sull’altra perché agiscono entrambi sullo stesso bersaglio, si parla di antagonismo.
Combinazioni di antibiotici diversi generalmente vengono utilizzate quando:
In base al bersaglio colpito, gli antibiotici sono raggruppabili in sei classi principali:
Tra gli effetti collaterali più comuni, associati alle terapie antibiotiche, ci sono i disturbi gastrointestinali lievi, che si osservano in circa 1 persona su 10.
Tra i vari disturbi ritroviamo:
In caso di effetti collaterali diversi da quelli elencati sarebbe opportuno contattare il proprio medico.
Antibiotici come le penicilline e le cefalosporine spesso provocano reazioni allergiche (soprattutto eruzione cutanea, orticaria) che si risolvono con la somministrazione di antistaminici.
Sono rarissimi i casi di reazioni allergiche più forti tanto da provocare shock anafilattico. In questo caso i sintomi iniziali sono seguiti da:
Appena riconosciuto uno shock anafilattico è assolutamente necessario chiamare immediatamente il 112/118.
Inoltre, durante la terapia con alcuni antibiotici (per esempio tetracicline, chinolonici) è bene non esporsi alla luce solare, in quanto la pelle diventa particolarmente sensibile.
Esistono alcune sostanze (altri farmaci o alimenti) che, interagendo con gli antibiotici, fanno perdere efficacia al farmaco.
Un farmaco che sembra possa interagire con gli antibiotici è la pillola contraccettiva. L’attività anticoncezionale può risultare ridotta in caso di assunzione insieme a farmaci in grado di alterare la flora batterica intestinale. Infatti, è proprio la flora intestinale ad essere responsabile del rilascio della forma libera del principio attivo della pillola, fondamentale per garantire l’effetto contraccettivo desiderato. Tra gli antibiotici imputati ricordiamo soprattutto quelli ad ampio spettro, come la rifampicina e la rifabutina. Per le altre classi di antibiotici il rischio sembra essere ridotto, ma non può essere escluso. Per cui se è necessario iniziare una terapia antibiotica, sarebbe opportuno assumere contemporaneamente e anche nelle quattro settimane successive, un farmaco che protegga la flora intestinale al fine di limitare il rischio di gravidanze indesiderate.
I macrolidi, invece, sono antibiotici associati al prolungamento dell’intervallo QT e al rischio di aritmie, a causa della loro intrinseca attività aritmogena. Il rischio di un tipo particolare di tachicardia ventricolare (torsioni di punta) aumenta quando i macrolidi vengono associati ad altri farmaci in grado di prolungare l’intervallo QT corretto, come gli antipsicotici, gli antiaritmici, gli antidepressivi e gli antifungini azolici. I fluorochinoloni, come i macrolidi, possono causare un prolungamento dell’intervallo QT e valgono pertanto le stesse raccomandazioni.
Il latte e i suoi derivati, ad esempio, possono compromettere l’effetto delle tetracicline e dei fluorochinoloni, agendo sull’assorbimento intestinale. La causa è da ricondurre all’interazione tra le molecole di antibiotici e gli ioni calcio e magnesio contenuti in elevate quantità nei prodotti lattiero caseari. Per evitare di perdere efficacia nella terapia antibiotica, è quindi opportuno assumere questi farmaci almeno un’ora prima o due ore dopo il latte o derivati.
Quando il batterio è in grado di resistere a un antibiotico si parla di antibiotico-resistenza. Può essere naturale, oppure acquisita, quando un batterio si adatta a resistere ad un farmaco antibiotico attraverso mutazioni del proprio patrimonio genetico.
La resistenza agli antibiotici sta diventando sempre di più una minaccia per la salute della comunità, soprattutto perché sono sempre più frequenti i casi di isolamento di batteri in grado di sopravvivere a tutti gli antibiotici attualmente a nostra disposizione.
In Italia, una delle nazioni europee con il consumo più elevato, in un anno sono 11 mila i morti per infezioni resistenti agli antibiotici.
Il rischio di contrarre un’infezione resistente all’antibiotico riguarda soprattutto le persone più fragili, ricoverate in ospedale o nelle residenze per anziani. Ma è anche (e soprattutto) al di fuori dell’ospedale che i batteri imparano a sopravvivere agli antibiotici. Più si abusa di questi farmaci, utilizzandoli quando non servono o in modo non appropriato, più aumenta la probabilità che siano selezionati e favoriti batteri non curabili dagli antibiotici.
Purtroppo, alla resistenza agli antibiotici contribuisce anche il loro uso negli animali. In Europa è vietato l’uso degli antibiotici per accelerare la crescita degli animali. Non significa, però, che non ci sia un utilizzo eccessivo di questa classe di farmaci anche in ambito veterinario. Questo contribuisce al problema della farmaco-resistenza, sia per la presenza negli animali di batteri resistenti che possono essere trasmessi all’uomo (per esempio salmonella, campylobacter), sia per l’esposizione inconsapevole agli antibiotici da parte di chi consuma la carne (eventualità poco frequente, stando ai dati del Ministero della Salute sui residui presenti nella carne).
Inoltre, aumenta la probabilità che gli antibiotici possano contaminare il terreno e le falde acquifere, con ulteriori maggiori rischi di selezionare ceppi di batteri in grado di resistere a questi farmaci.
Come è stato spiegato, un uso eccessivo e non adatto rende l’antibiotico sempre meno efficace, aumentando il rischio di non poter più curare infezioni che oggi si riescono a trattare.
Per questa ragione prima di assumere gli antibiotici è importante ricordare che:
Le confezioni di antibiotico scadute o le dosi rimanenti vanno smaltite in modo corretto, riponendole nei contenitori che si trovano presso le farmacie. Non vanno gettate nei rifiuti, nel lavandino o nel water.
Antonio Clavenna - Laboratorio per la Salute Materno Infantile
Raffaella Gatta - Content Manager
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