ultimo aggiornamento:
December 6, 2019

Il bioinformatico: premio alla giovane ricercatrice Laura Mannarino

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Nel campo dell'oncologia si parla oggi di una nuova figura, quella del bioinformatico che racchiude in sè le competenze del biologo e dell'informatico. Un ruolo particolarmente cruciale se si pensa che sono sempre più numerose le nuove tecnologie impiegate per studiare i dettagli e le caratteristiche delle malattie che aiutano a capire quale sia la terapia per trattare i tumori con trattamenti mirati.

Non stupisce quindi che quest'anno, per la prima volta, la Società Italiana di Cancerologia abbia deciso di premiare un giovane bioinformatico.

Il bioinformatico in questione è una giovane ricercatrice dell'Istituto Mario Negri, la Dr.ssa Laura Mannarino, laureata in ingegneria biomedica.

Per che cosa si distingue chi riceve il premio “Guido Berlucchi Foundation Best Poster Prize”?

Ogni anno, al termine del congresso organizzato dalla Società Italiana di Cancerologia (SIC), viene consegnato questo premio ad un giovane ricercatore che si è distinto per il lavoro presentato al congresso e per la sua capacità di esposizione e argomentazione. 

Il progetto di ricerca per cui sono stata premiata è incentrato sullo studio di un tumore raro, il liposarcoma mixoide.

Usando dei modelli animali sviluppati nel Laboratorio di Farmacologia Antitumorale, l'obiettivo è studiare le carratteristiche del tumore dal punto di vista genomico e gli effetti della trabectedina, un farmaco di origine marina. Oltre a questo stiamo studiando i meccanismi molecolari che portano il tumore a diventare resistente al trattamento.

Personalmente, mi sto occupando di eseguire delle analisi multilivello, dallo studio dei geni all’identificazione di mutazioni determinanti per la risposta al farmaco. Queste analisi vengono eseguite usando tecniche di sequenziamento parallelo e approcci bioinformatici.

Sequenziamento parallelo e approcci bioinformatici: ci spieghi in che cosa consistono?

Il sequenziamento massivo parallelo, noto anche come Next Generation Sequencing (NGS), è una tecnologia che ha rivoluzionato la ricerca sperimentale e clinica a partire dai primi anni 2000. Questa tecnica permette di sequenziare l’intero genoma umano in poco tempo e a costi, ormai, sempre più contenuti.

La quantità e la complessità dei dati generati hanno portato alla necessità di far nascere una nuova figura professionale, il bioinformatico, specializzato nello sviluppo di algoritmi per l’analisi di dati complessi. Io sono una bioinformatica e lavoro all’interno del Dipartimento di Oncologia.

Che cosa ti ha spinto a fare ricerca e cosa ti ha portato al Mario Negri?

Da bambina ho vissuto la perdita della mia cara compagna di giochi, a causa di quello che allora veniva definito “un brutto male”. Così ho scelto di studiare materie scientifiche volte a migliorare la salute dell’uomo, ed ho intrapreso gli studi in ingegneria biomedica. Un momento importante di questo percorso è stata la mia tesi magistrale svolta all’Istituto Mario Negri. Qui, in qualità di ingegnere, ho iniziato ad occuparmi di ricerca oncologica, diventando cosi una bioinformatica, ruolo che da allora non ho più abbandonato.

 

Che cosa continua ad appassionarti alla bioinformatica?

Svolgere l’attività di bioinformatico vuol dire accettare una sfida diversa ogni giorno: significa usare qualcosa di non concretamente tangibile, come l’informatica, per dare risposte a problemi biologici reali, come le malattie. Un lavoro stimolante anche se complesso, che fortunatamente viene supportato e svolto da un team multidisciplinare.

 Come bioinformatico, infine, l’Istituto Mario Negri mi permette di lavorare con le migliori strumentazioni e le più moderne tecnologie. Mi ha dato l’opportunità di partecipare a diversi congressi in cui ho incontrato giovani ricercatori provenienti da tutte le parti del mondo. Recentemente ho avuto la fortuna di lavorare temporaneamente presso una famosa Istituzione inglese, il Cancer Research UK a Cambridge: durante questo periodo ho potuto dare un’ulteriore svolta al mio progetto di ricerca.

Raffaella Gatta in collaborazione con Laura Mannarino

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