ultimo aggiornamento:
September 5, 2020

Citrobacter all’ospedale Borgo Trento di Verona: cosa è successo?

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Che cos’è il batterio Citrobacter koseri?

Il Citrobacter koseri è un batterio che fa parte della famiglia delle enterobacteriacee, come l’Escherichia coli o la Salmonella, e può essere presente nell’ambiente (per esempio nell'acqua o nel suolo) e nell’intestino dell’uomo.
Raramente può causare infezioni nell’uomo e, quando avviene, nella maggior parte dei casi queste coinvolgono le vie urinarie.

In soggetti che hanno un sistema immunitario indebolito, il batterio può, però, causare infezioni più gravi (infezioni invasive), come meningite o sepsi.

E’ quello che può avvenire nei neonati, soprattutto in quelli prematuri o con peso alla nascita molto basso, che sono particolarmente vulnerabili agli agenti infettivi.

Che cosa è successo a Verona a causa del Citrobacter?

Secondo la commissione di esperti nominata dalla regione Veneto nell’arco di poco più di 3 anni presso l’Ospedale Donna e Bambino di Borgo Trento a Verona si è verificato un focolaio epidemico che ha coinvolto 89 soggetti, in prevalenza neonati ricoverati in terapia intensiva, identificati come positivi per il Citrobacter koseri:

  • 39 neonati presentavano il batterio che però non aveva causato un’infezione (colonizzazione)
  • 44 neonati avevano un’infezione definita dagli esperti come possibile
  • 6 neonati presentavano un’infezione invasiva certamente dovuta al batterio, presente nel sangue o nel liquido cefalorachidiano.

Oltre a questi 6 casi, gli esperti della commissione hanno identificato altri 3 neonati con infezione invasiva in cui non c’era una conferma della positività al batterio, ma che con un grado elevato di probabilità potrebbe essere dovuta al Citrobacter koseri. Dei 9 neonati con infezione imputabile al batterio, 4 sono morti.

L’origine dell’epidemia non è stata identificata con certezza, ma molto probabilmente è dovuta a una contaminazione ambientale, in particolare della rete idrica.

E’ stata identificata, infatti, la presenza del batterio sui rompigetto di alcuni rubinetti e sulle superfici di alcuni biberon. Non è da escludere, in quest’ultimo caso, che la contaminazione sia dovuta a procedure di gestione non corrette (per esempio il risciacquo con acqua di rete).
Il primo caso di iimputabile a questo focolaio è avvenuto nel 2018. Nonostante nel 2019 vi fossero stati altri 3 casi di infezione invasiva, solo nel gennaio 2020, in seguito al verificarsi di 2 ulteriori casi, è stata condotta una ricerca sistematica di questo microrganismo nei neonati ricoverati presso l’ospedale.

Cosa sottolinea il caso di infezione da Citrobacter a Verona?

L’evento drammatico del caso dell’ospedale Borgo Trento evidenzia l’importanza di mettere in atto tutte le procedure di igiene degli ambienti, del personale e dei visitatori per evitare il verificarsi di infezioni all’interno dell’ospedale.

La terapia intensiva neonatale è un ambito particolarmente delicato, considerando la fragilità dei pazienti ricoverati. L’osservanza dell’igiene, a partire dal lavaggio accurato delle mani da parte del personale sanitario e dei genitori che accedono, è quindi essenziale.

Inoltre, da questa vicenda emerge come sia importante il monitoraggio dei casi di infezione, allo scopo di identificare in modo tempestivo un potenziale problema di contaminazione e mettere in atto gli interventi per risolverlo.

Infine, ricorda a tutti noi l’importanza di un uso consapevole degli antibiotici. Spesso le infezioni da Citrobacter koseri sono resistenti a molti antibiotici e la resistenza è favorita da un impiego inappropriato di questi farmaci, in ospedale ma non solo.

Assumere gli antibiotici solo se prescritti dal medico e rispettando le indicazioni ricevute sulla dose e la durata della terapia consente di preservare un intervento terapeutico di estrema importanza.

Antonio Clavenna - Laboratorio per la Salute Materno Infantile

Editing Raffaella Gatta - Content Manager

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