ultimo aggiornamento:
November 24, 2020

Coronavirus Lombardia, quali le differenze tra la scorsa primavera e oggi?

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L’ondata pandemica causata dal nuovo coronavirus che sta colpendo la Lombardia dalla fine dell’estate è dal punto di vista geografico opposta a quella della scorsa primavera. Le zone critiche colpite oggi sono quelle meno colpite a marzo.

Milano città era stata risparmiata in primavera, come anche le province di Varese e Como. Così come i relativi ospedali, oggi invece in affanno.

Quale la causa? Le mappe del confronto della pandemia in Lombardia

"Condotte imprudenti e immunità non sviluppate" - sostengono Maurizio Bonati e Antonio Clavenna, dopo aver elaborato i dati dei due diversi momenti storici.

L’incidenza stimata sulla popolazione residente dei casi di Covid-19 nei comuni della Lombardia in due periodi di uguale durata viene analizzata e mostrata nelle mappe: la prima osserva l’intervallo temporale 22 febbraio-16 aprile 2020, la seconda 1 settembre-25 ottobre.

E’ evidente la disomogeneità territoriale nell’incidenza dell’infezione: le zone con bassa incidenza tra marzo e aprile sono quelle oggi maggiormente interessate e, viceversa, le province di Bergamo, Lodi e Cremona sono attualmente risparmiate dal Covid-19.

Le mappe sono state ricavate da dati tratti da un documento interno di Regione Lombardia, depositati su una piattaforma ad accesso pubblico ad opera dall’Economist.

Seppur con alcuni limiti, queste mappe mostrano chiaramente la situazione dell’intensità dell’epidemia e del rischio di infezione nel territorio in cui ciascun cittadino vive.

Quali sono le evidenze emerse dall'analisi delle mappe della pandemia in Lombardia?

Dall’analisi sono emerse dunque le seguenti evidenze:

  1. è difficile spiegare perché le aree oggi più colpite dal virus lo sono state meno nella scorsa primavera, forse una spiegazione potrebbe ricondursi alla chiusura delle università e all’attivazione dello smart working nella maggior parte delle aziende di servizi. Inoltre, ha contribuito a limitare la diffusione in tutta la Lombardia anche l’aver istituito la zona rossa in alcuni comuni interessati, come Codogno. “Questo significa che già prima del lockdown, il traffico di passeggeri lombardi su Milano e in generale in movimento nella Regione era diminuito: un fattore che può aver preservato Milano e altre zone dal rischio di focolai”, spiegano i due epidemiologi.
  2. è complesso spiegare anche perché le zone più colpite in primavera oggi lo sono molto meno. Ci sono due ipotesi. La prima supporta l’idea che si sia sviluppata una sorta di immunità: “La popolazione ha sviluppato anticorpi nei confronti del virus per cui oggi è più protetta”. Infatti, in alcuni comuni della Val Seriana il 40-50 % degli abitanti pare che abbia sviluppato anticorpi contro il SARS-CoV-2. Di questo gruppo fanno parte anche quelle persone che si sono ammalate e che, nonostante adesso già non abbiano più anticorpi, possono contare sul loro sistema immunitario che “ricorda” il virus. La seconda ipotesi sostiene che “la popolazione dei comuni dove l’esperienza dell’epidemia primaverile è stata più drastica abbia sviluppato una maggiore sensibilità nel cercare di evitare comportamenti a rischio”.
  3. emerge una falsa evidenza circa l’incidenza del Covid sulla popolazione in quanto sembra che quella di oggi sia più bassa rispetto a quella calcolata in primavera (5.919 casi Covid ogni 100mila abitanti contro gli attuali 4.405). Una possibile spiegazione sta nel fatto che essendo i comuni colpiti all’inizio della pandemia molto piccoli, succede che anche pochi casi pesano di più che in una grande città.
  4. gli ospedali che in primavera accoglievano pazienti dalle zone della Lombardia più colpite, sono gli stessi che oggi hanno bisogno di aiuto. Da qui l’importanza della solidarietà all’interno del servizio sanitario, soprattutto durante una pandemia.

Raffaella Gatta - Content manager

In collaborazione con Antonio Clavenna - Capo Unità di Farmacoepidemiologia - Laboratorio Salute Materno Infantile - Dipartimento di Salute Pubblica

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