ultimo aggiornamento:
October 3, 2023

Studio Origin: il nostro Direttore risponde alle perplessità di Alberto Piazza

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Il 2 ottobre, sul quotidiano La Stampa, Alberto Piazza, professore di Genetica all'Università di Torino, esprime in un articolo le sue perplessità sullo studio Origin. I dubbi riguardano il disegno sperimentale dello studio.

La risposta di Giuseppe Remuzzi.

Nel suo articolo (Il Covid, i bergamaschi e Neanderthal – La Stampa – 2 Ottobre 2023) il Professor Alberto Piazza commenta lo studio Origin. L’articolo riassume i risultati della nostra ricerca in modo assolutamente corretto e fa presente che il tentativo di associare elementi genetici e risposta all’infezione è stata svelata per la prima volta da Svante Pääbo con un articolo su Nature: giusto, proprio come si dice nel nostro lavoro a pagina 5; fra l’altro chi scrive aveva già discusso questa circostanza con molti dettagli sulla Lettura del Corriere di tre anni fa.

Alberto Piazza, poi, suggerisce un disegno sperimentale che secondo lui sarebbe stato più adeguato: prendere in considerazione luoghi dove il Covid avesse causato più o meno morti e metterli in rapporto ai geni di Neanderthal. Qui il Professore si sbaglia. Con un disegno sperimentale del genere non sarebbe cambiato nulla perché l’aplotipo di Neanderthal è rappresentato allo stesso modo nella popolazione italiana ed europea (non è così in Africa e in Bangladesh) - questo è ben descritto nel nostro lavoro (pagina 6). L’unicità dello studio se mai è l’omogeneità del campione, il fatto che sia stato condotto in un’area geografica che ha rappresentato l’epicentro della pandemia in Italia e in Europa e che il 90% delle infezioni nel gruppo dei pazienti Origin è avvenuta durante la prima ondata, prima dell’emergere delle varianti e prima del vaccino. E poi casi e controlli, ben descritti da Piazza, erano assolutamente identici per tutti i fattori che si conoscono influenzare la severità del Covid, inclusi età, sesso e malattia concomitante. Siamo partiti da 10.000 soggetti per condurre un’analisi genetica su 1.200 e, mediante una tecnica particolare in grado di leggere 130.000 varianti di geni implicati nell’ingresso del virus nelle cellule, 24.000 varianti di geni implicati nella risposta immunitaria al virus e 16.000 varianti di geni che influenzano le severità e le complicanze di Covid-19, per ogni persona abbiamo analizzato 8.910.189 varianti. Rifare questo studio in un’area diversa avrebbe richiesto uno sforzo logistico e economico imponente, per niente.

Il nostro studio, infatti, non è stato concepito per stabilire se i morti di Bergamo si dovessero attribuire ai geni di Neanderthal – come si dice chiaramente a pagina 1 del lavoro - ma per rispondere alla domanda: Perché la maggior parte delle persone infettate da Coronavirus ha soltanto sintomi lievi, può starsene a casa e dopo qualche giorno guarisce, e perché altri hanno disturbi più importanti tanto da finire in ospedale, qualcuno in rianimazione e qualcuno muore? Questo oltre a essere esplicitato in modo chiaro nello studio di iScience lo è anche nel mio intervento sul Corriere del 15 Settembre 2023.

Giusto per non essere autoreferenziali anche il Wall Street Journal affronta l’argomento di cui si è occupato il Professor Piazza “Neanderthal Genes Are Linked to Severe Covid Risk”. È un pezzo impeccabile. Sono sicuro che il Prof Piazza, che è un genetista di assoluto valore, lo leggerà volentieri.


Giuseppe Remuzzi - Direttore Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS

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