La decisione del nostro Paese di astenersi dall’accordo pandemico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità - che ha visto il favore di 124 Stati, senza che nessuno abbia votato contro - è molto difficile da capire e, a prima vista, non può certo essere condivisa. Si tratta di mettere in comune dati sui patogeni emergenti fra tutti i Paesi del mondo, di lavorare con le case farmaceutiche per avere vaccini e anticorpi nel minor tempo possibile, che siano poi a disposizione anche dei Paesi più svantaggiati, sottoforma di donazioni o comunque a prezzi accessibili. Il documento dà poi indicazioni preziose su come scambiarsi le conoscenze e le competenze e in campo di trasferimento tecnologico, non ciascuno per sé, ma a livello mondiale. Il Piano, che sarà presentato come “Accordo pandemico” all’Assemblea mondiale della sanità, tiene conto delle critiche sollevate da diversi Paesi per evitare che l’OMS dia indicazioni su come eventualmente limitare gli spostamenti, su come comportarsi con le vaccinazioni obbligatorie, su come mettere in atto lockdown e chiusura delle scuole. A mio parere sarebbe stato utile avere indicazioni anche su queste materie, non per limitare le iniziative dei singoli Stati, ma perché il mondo possa reagire a sfide globali con misure globali. Virus e batteri viaggiano in aereo con noi, vanno dappertutto, e la nostra risposta deve essere rapida e coerente, ma dappertutto. In questo campo davvero “nessuno si salva da solo”.
Spero che l’astensione dell’Italia sia per riflettere ed eventualmente aderire al Piano pandemico dell’OMS con più convinzione. Il Ministro Schillaci ha parlato di “prevenzione, preparazione e risposta globale”: è esattamente quello che si deve fare. Si è discusso da più parti di avere anche noi un piano pandemico e ci siamo lamentati del fatto che ai tempi del Covid non ce ne fosse uno aggiornato. Adesso il nostro Piano pandemico c’è, è articolato in più di 200 pagine, si chiama “Piano strategico operativo di preparazione e risposta ad una pandemia da patogeni a trasmissione respiratoria a maggiore potenziale pandemico 2024-2028”.
Come è stato preparato? Ispirandosi alle disposizioni emanate nel 2023 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nel nostro piano i richiami alla posizione dell’OMS sono continui lungo tutto il documento, e si afferma esplicitamente che le evidenze scientifiche a cui ci dobbiamo attenere si avvalgono delle linee guida dell’OMS. Per questo si dovrebbe concludere, a rigor di logica, che la nostra astensione sarà “costruttiva”, come ha dichiarato il Ministro, una pausa di riflessione, insomma, così da portare all’accordo dell’OMS un ulteriore contributo nel segno della scienza, anche tenuto conto di quanto l’esperienza del Covid ha insegnato a noi, forse più che ad altri, nel mondo.
Giuseppe Remuzzi, Direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS