Data prima pubblicazione
November 4, 2025

Autismo e paracetamolo in gravidanza: c’è una correlazione?

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November 4, 2025

Autismo e paracetamolo in gravidanza: c’è una correlazione?

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Autismo e paracetamolo in gravidanza: cosa dicono gli studi? Dati, limiti e rischi reali per il feto secondo la scienza.

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Hanno fatto molto discutere le dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump su una possibile correlazione tra il consumo di Tylenol in gravidanza (l’antidolorifico da banco contenente paracetamolo più diffuso negli Stati Uniti, in Italia il marchio più famoso è Tachipirina) e l’aumento di casi di autismo nei nascituri. La notizia, anticipata dal WashingtonPost, è stata accolta con scetticismo dalla comunità scientifica, che ha condotto decenni di ricerche sulla patologia. Cosa dice la scienza?

“Le fonti citate dal Washington Post parlano di una revisione condotta da ricercatori del Mount Sinai, ma il loro lavoro ha diversi problemi, che peraltro gli stessi autori mettono in evidenza. Innanzitutto, la metodologia utilizzata, che si usa generalmente per lo studio dell'ambiente, non in ambito medico. Questa analisi può rappresentare al massimo una base di discussione, ma è lontana dall'essere una solida evidenza scientifica” ha commentato Giuseppe Remuzzi, Direttore del Mario Negri.

Cos’è il paracetamolo

Il paracetamolo, noto anche come acetaminofene, è una molecola in commercio da molto tempo e non ha quindi più vincoli di brevetto: negli Stati Uniti è contenuto in almeno 600 prodotti, molti dei quali sono farmaci generici. Fu sintetizzato per la prima volta nel 1878 da Harmon Northrop Morse e introdotto nell’uso clinico alla fine dell’Ottocento. Tuttavia, la sua diffusione su larga scala è iniziata solo negli anni ’50 del Novecento, quando venne commercializzato negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

Oggi è ampiamente utilizzato per trattare febbre e dolori di lieve o moderata entità, come mal di testa, dolori muscolari, mal di denti e dolori articolari. Grazie alla sua versatilità e alla buona tollerabilità, rappresenta uno dei medicinali più prescritti e utilizzati a livello globale.

Lo studio svedese

Uno studio svedese del 2024 pubblicato su Jama ha analizzato nel tempo i dati sanitari di oltre due milioni di donne incinte e bambini. I dati mostravano un leggerissimo aumento dei casi di autismo nei bambini esposti al paracetamolo durante la gravidanza (pari allo 0,02%), ma il risultato si "annullava" analizzando i fratelli non esposti a paracetamolo: la percentuale di rischio nei due gruppi era praticamente uguale; lo studio non ha quindi evidenziato nessuna correlazione tra l’utilizzo di paracetamolo e i casi di autismo.

Le cause dell’autismo

Sappiamo da decenni di studi che l'80% delle cause dell'autismo sono da ricercare nei fattori genetici e famigliari, mentre i fattori ambientali sembrano svolgere un ruolo minore e probabilmente agiscono prima della nascita. Al momento, infatti, gli esperti concordano nel dire che non esiste una causa ambientale con un effetto significativo.

Febbre in gravidanza: cosa fare allora?

C’è unanimità tra gli esperti sul fatto che, rispetto alle conoscenze attuali, l’allarme che arriva dagli Stati Uniti sia eccessivo e possa creare una paura ingiustificata. Il paracetamolo rimane, quando indicato, il farmaco di scelta in gravidanza per trattare febbre e dolore; è importante però usarlo con giudizio, quando necessario e secondo le linee guida: la dose minima efficace per 3-5 giorni al massimo.

I casi di autismo nei bambini sono in aumento?

Una delle preoccupazioni dell’amministrazione Trump e del segretario alla Salute Usa, Robert F. Kennedy Jr, riguarda l’apparente aumento di casi di autismo negli Stati Uniti. Ma ad aumentare sono i sintomi o le diagnosi?

“Parlare di un aumento del numero dei casi non è corretto. È verosimile invece che ci sia un aumento della capacità diagnostica: ci sono nuovi criteri che includono molti aspetti sfumati che in passato sfuggivano a medici e famiglie. Inoltre, è nettamente cresciuta la sensibilità di genitori, insegnanti e servizi sociali”, spiega Remuzzi.


Nel corso degli anni, infatti, la definizione e i criteri diagnostici per l’autismo sono stati ampliati, includendo forme più lievi e varianti che prima potevano non essere comprese. Un esempio su tutti è la sindrome di Asperger, fino a pochi anni fa riconosciuta come diagnosi a sé stante e oggi confluita nelle forme di Disturbo dello Spettro Autistico (ASD). Ciò significa che persone che in passato non sarebbero state diagnosticate come autistiche ora potrebbero esserlo.
Tutti i ricercatori sono dunque concordi nel dire che l’apparente aumento dei casi di autismo è dato da una migliore capacità di individuazione e diagnosi.Oggi, la sfida più grande per gli scienziati consiste nel fatto che le persone con autismo hanno una vasta gamma di tratti, probabilmente dovuta a diverse combinazioni di geni e fattori ambientali che interagiscono tutti in modi complessi e rendono difficile individuarne le cause.

Covid in gravidanza: possibile rischio di disturbi del neurosviluppo nei bambini

Può invece rappresentare un rischio per il nascituro contrarre il Covid-19 durante la gravidanza. A suggerirlo è una ricerca condotta dal Mass General Brigham di Boston, che ha analizzato 18.124 coppie madre-bambino nel periodo più critico della pandemia, tra marzo 2020 e maggio2021.
Secondo i risultati, l’infezione da SARS-CoV-2 nei nove mesi di gestazione è associata a un maggiore rischio di disturbi del neurosviluppo nei figli entro i tre anni di età. L’effetto sembra essere più pronunciato quando l’infezione si verifica nel terzo trimestre e nei bambini di sesso maschile.

Le problematiche osservate riguardano ritardi nel linguaggio, disturbi dello spettro autistico e difficoltà motorie. In particolare, tra gli 861 bambini nati da madri risultate positive al virus durante la gravidanza, 140 (16,3%) hanno ricevuto una diagnosi di disturbo dello sviluppo neurologico, rispetto ai 1.680 (9,7%) su 17.263 nati da madri non infettate.
Dopo aver tenuto conto di altri possibili fattori influenti, i ricercatori hanno stimato un aumento del rischio del 29% di problemi del neurosviluppo nei bambini esposti al Covid-19 durante la gravidanza.

«I risultati dello studio del Mass General Brigham confermano quanto già osservato in precedenti ricerche sul Covid e su altre infezioni in gravidanza, come l’influenza, e il loro possibile legame con disturbi del neurosviluppo», spiega Antonio Clavenna, responsabile del Laboratorio di Epidemiologia dell’età evolutiva.
«L’ipotesi è che i possibili effetti sul feto non dipendano solo dall’azione diretta del virus, ma anche dalla risposta immunitaria della madre, in particolare dai processi infiammatori che si attivano durante l’infezione. Il periodo più delicato sembra essere l’ultimo trimestre di gravidanza, quando il sistema nervoso centrale del bambino è in pieno sviluppo.

Va però ricordato che si tratta di uno studio osservazionale, quindi i dati non provano un rapporto di causa-effetto, ma indicano semplicemente una correlazione. Le evidenze sono solide, ma saranno necessarie ulteriori conferme».

Contro i rischi del Covid in gravidanza la principale forma di protezione è data dalla vaccinazione. I dati scientifici disponibili confermano che il vaccino è sicuro, non interferisce con lo sviluppo del feto né con la salute del neonato.

Laura Generali | Ufficio Comunicazione Mario Negri

con la consulenza di

Antonio Clavenna | Laboratorio di Epidemiologia dell'età evolutiva

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