ultimo aggiornamento:
January 27, 2020

La mia esperienza a Houston: intervista a Luca Perico

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Luca Perico lavora all’Istituto Mario Negri di Bergamo nel Laboratorio di Biologia Cellulare e Medicina Rigenerativa del Dipartimento di Medicina Molecolare. Di rientro da un periodo di studio negli Stati Uniti, racconta la sua esperienza, supportata dalla Fondazione Aiuti per la Ricerca sulle Malattie Rare (ARMR) che da anni sostiene il Mario Negri e i suoi ricercatori impegnati nello studio delle malattie rare.

Dove sei stato negli Stati Uniti e di cosa ti sei occupato?

"Ho avuto l’opportunità di frequentare per tre mesi un laboratorio presso l’MD Anderson Cancer Center, a Houston in Texas, uno dei più importanti Istituti americani che si occupa di ricerca oncologica - racconta Luca -. In questo periodo ho seguito un progetto di ricerca focalizzato sui meccanismi con cui un danno ai mitocondri possa portare a severe condizioni di malattia, come il diabete".

Hai parlato di mitocondri, di cosa si tratta?

"I mitocondri sono dei piccoli organelli contenuti in quasi tutte le cellule del nostro corpo e sono definiti come le "centrali energetiche" delle nostre cellule perché sono deputati alla produzione di energia necessaria per il corretto funzionamento e la sopravvivenza di ogni cellula. Proprio per questa loro funzione basilare, qualsiasi alterazione a carico dei mitocondri può tradursi in severe condizioni patologiche", spiega Luca. "A differenza delle piante che sono in grado di utilizzare l’energia solare per produrre energia tramite la fotosintesi, le cellule dei mammiferi hanno bisogno della “respirazione cellulare”, un complesso processo di reazioni chimiche che permette di produrre energia a partire dall’ossigeno che respiriamo e dalle sostanze nutritive che ingeriamo con la dieta. Questa “respirazione cellulare” avviene proprio nei mitocondri". "Durante l’esperienza negli Stati Uniti - continua il ricercatore - ho studiato come le alterazioni di alcune proteine coinvolte nella “respirazione cellulare” possano portare all’insorgenza e all’avanzamento del diabete, una delle malattie che maggiormente sta affliggendo il mondo occidentale negli ultimi decenni".

Come è stato questo periodo di formazione all’estero?

"Oltre ad essere stata un’esperienza di importantissimo livello scientifico per approfondire le mie conoscenze sia pratiche che teoriche, questo periodo di formazione mi ha permesso di osservare sul campo come si svolge ed è organizzata la ricerca in un laboratorio estero e quali sono gli strumenti migliori per scrivere dei progetti di ricerca vincenti per ottenere finanziamenti. Mi ha fatto capire anche come noi, in Italia, riusciamo ogni giorno a fare dei piccoli miracoli, riuscendo ad essere competitivi nonostante i fondi destinati alla ricerca siano pochissimi rispetto a quelli americani. Questa esperienza mi è servita anche per crescere: l’ambiente multiculturale in cui sono stato immerso e gli stili di vita e la cultura, a tratti molto diversi dai nostri, sono stati molto stimolanti".

Quali sono le tue linee di ricerca?

"Io lavoro nel Laboratorio di Biologia Cellulare e Medicina Rigenerativa, e mi occupo da diversi anni di studiare i mitocondri e il loro coinvolgimento nello sviluppo di molte malattie, da quelle rare, come le malattie mitocondriali, a quelle croniche che possono colpire diversi organi, tra cui il rene. Nello specifico, mi sono occupato di capire come i mitocondri possano essere un importante target farmaceutico per prevenire malattie a carico del rene, come l’insufficienza renale acuta e la nefropatia diabetica. Più recentemente - continua Luca - ho iniziato a studiare come i mitocondri possano essere implicati nell’insorgenza di alcune malattie autoimmuni renali, quali la nefropatia membranosa e la nefrite lupica".

Che cosa ti ha spinto a scegliere di fare ricerca e che cosa continua ad appassionarti a questo lavoro ogni giorno?

"Fin da piccolo ho avuto una grande passione per le scienze. Come ogni bambino, ero molto appassionato ed affascinato dal regno animale e da come la natura fosse perfetta. Come direbbe Einstein: “ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già creata”. Crescendo, questo fascino per la natura si è trasformato in un bisogno di capire come funziona il nostro corpo e in particolare le sue cellule". Poi Luca afferma che è stata la curiosità, la voglia di sapere cosa c’è di ancora non conosciuto a farlo innamorare della ricerca, una di quelle poche attività che non ti pone nessun limite: una volta che hai aggiunto un tassello, c’è sempre qualcos’altro che aspetta di essere scoperto. "Oltre a questo, un innato desiderio di rendersi utile per il prossimo, con la speranza di scoprire qualcosa che magari un giorno potrà fare la differenza per le persone che soffrono" conclude il ricercatore.

Cosa ti ha portato all’Istituto Mario Negri e cosa rappresenta per te lavorare qui?

"Dopo la laurea in Biologia all’Università di Milano, ho iniziato i percorsi di formazione che offriva l’Istituto Mario Negri. La fama nazionale e internazionale dell’Istituto e l’ampia offerta formativa che lo contraddistingue per me sono state decisive. Dopo anni di insegnamenti universitari puramente teorici, avevo voglia di sperimentare sul campo, sul bancone da laboratorio. In Istituto l’ho potuto fare, completando la mia formazione con la scuola di specializzazione in ricerca farmacologica e, successivamente, con la scuola di dottorato italiano. In questi anni la Fondazione ARMR ha supportato il mio percorso, tramite borse di studio e grant di ricerca per partecipare a importanti congressi internazionali in cui ho avuto modo di presentare i miei dati e confrontarmi con i più importanti ricercatori del mondo. Da quest’anno, mi sostiene con il “Career Development Program”, un programma che dura due anni e che consente di supportare i ricercatori ‘senior’ dando così l’avvio alla loro carriera professionale". Poi continua Luca "dopo più di dieci anni, per me lavorare al Mario Negri rappresenta un forte motivo d’orgoglio in quanto mi permette di portare avanti una ricerca totalmente indipendente il cui unico obiettivo è quello di mettere la conoscenza a disposizione di tutti per aiutare gli ammalati".

Francesca Di Fronzo in collaborazione con Luca Perico

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