Data prima pubblicazione
October 3, 2024

Peste suina: cos'è e come prevenirne la diffusione

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Cosa sapere sulla malattia virale dei maiali e cinghiali selvatici che rischia di diventare un allarme sociale.

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La peste suina africana, in inglese African Swine Fever, dilaga in Italia. Sgombriamo subito il campo dal dubbio principale: nonostante l’utilizzo della parola “peste” possa incutere un certo timore, il virus che causa questa patologia non è trasmissibile all’uomo. Al contrario, si trasmette esclusivamente tra i suidi, famiglia alla quale appartengono principalmente maiali e cinghiali.

Sono attualmente 27 i focolai attivi in diversi allevamenti italiani: 19 in Lombardia, 7 in Piemonte e uno in Emilia Romagna, ma la situazione è in continua evoluzione. Parliamo di una malattia infettiva indotta da un virus straordinariamente contagioso che, quando entra in un allevamento suino, colpisce la maggior parte degli animali con una mortalità estremamente elevata. Questa la ragione per cui, nel momento in cui viene individuato un animale malato, la legge impone l’eliminazione di tutti gli altri capi. Oltre 120mila suini sono stati abbattuti finora nel nostro Paese nel tentativo di arginare l’epidemia, tre quarti dei quali solo negli ultimi mesi.

Le conseguenze sul benessere generale dei maiali e sulla filiera suina italiana e le sue esportazioni sono enormi. L’epidemia, iniziata il 7 gennaio 2022, ha già causato la chiusura di diversi mercati internazionali: molti i Paesi nel mondo che hanno bloccato l’import dei nostri salumi con oltre 500 milioni di euro di danni alle imprese.

Che cos'è la peste suina africana (PSA)?

La peste suina africana è una malattia infettiva trasmessa da un virus del genere Asfivirus, un virus a DNA che provoca nei suidi una febbre emorragica letale. Nel 95% dei casi l’animale colpito muore nell’arco di pochi giorni.

Il virus è molto contagioso e resistente all’ambiente esterno: può sopravvivere per lunghi periodi nelle secrezioni degli animali, nelle carcasse infette, nei salumi o nelle carni fresche e congelate.

Peste suina: breve storia dell’epidemia

  • Si chiama peste suina africana perché il virus è stato isolato per la prima volta in Africa nel 1921, dove è endemico, cioè presente costantemente con una prevalenza stabile nel tempo.
  • Nel 2007, la malattia viene individuata nella regione caucasica della Georgia. Da lì, il virus si diffonde rapidamente nei paesi limitrofi (Armenia, Azerbaigian, Russia e Bielorussia) colpendo maiali domestici e cinghiali.
  • Il primo focolaio di peste suina in Unione Europea viene segnalato nel 2014 tra i cinghiali dei Paesi baltici e della Polonia. Da allora la malattia si è diffusa in diversi paesi dell’UE.
  • Nel 2018 il virus è stato individuato in Cina, il più grande paese produttore di carne suina al mondo, generando così una profonda minaccia per l'industria alimentare mondiale.
  • Risale al 7 gennaio 2022 la prima segnalazione della Peste suina africana in Italia continentale: la diagnosi viene fatta sulla carcassa di un cinghiale nelle montagne tra Piemonte e Liguria. In precedenza il virus era presente ed endemico solo in Sardegna (un virus però geneticamente diverso da quello entrato in circolazione nel 2022 e circolante in Europa, che non si è mai diffuso nel resto del nostro paese).
  • Dal 2022 i casi in Italia sono aumentati fino ad arrivare a interessare attualmente 7 regioni: Piemonte, Liguria, Lazio, Calabria, Campania, Lombardia e Sardegna. Sono 49 i focolai rilevati da inizio 2022 secondo il Bollettino epidemiologico nazionale.
  • In ambito internazionale, come si legge sul sito dell’Organizzazione mondiale per la salute animale, ad oggi, la malattia è presente in Cina ed in diverse aree del Sud-Est asiatico, in Oceania (Papua Nuova Guinea) e in alcuni Paesi dell’America centrale.

Quali sono i sintomi della peste suina africana?

I sintomi principali negli animali infetti sono:

  • febbre
  • perdita di appetito
  • debolezza muscolare con conseguente andatura incerta
  • difficoltà respiratorie
  • emorragie interne ed evidenti ematomi su orecchie e fianchi
  • costipazione
  • aborti spontanei

La presenza del virus nel sangue (viremia) dura dai 4 ai 5 giorni, causando la sintomatologia che conduce inevitabilmente al decesso dell’animale, spesso in tempi rapidissimi.

Peste suina: come avvengono infezione e contagio

Maiali e cinghiali selvatici sani, come si legge sul sito dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), vengono infettati principalmente per:

  • contatto diretto con altri animali infetti
  • ingestione di carne o prodotti a base di carne contaminata ricavati da animali infetti (come i cinghiali) somministrati ai suini, contatto con indumenti, veicoli o attrezzature contaminati, carcasse o feci infette
  • punture di zecche infette del genere Ornithodorus che sono il vettore della malattia

L'uomo può prendere questa malattia?

Come sottolineato in precedenza, la peste suina non è contagiosa per l’uomo, che non può essere infettato né attraverso il contatto diretto con animali malati, né attraverso l’ingestione di alimenti infetti di origine suina. Al momento, quindi, possiamo consumare senza pericolo carne di maiale o insaccati. Tuttavia l’essere umano può diventare un importante veicolo di trasmissione e diffondere la malattia sul territorio se non vengono rispettate rigorose regole di sicurezza. Di seguito eccone alcune.

Le misure di prevenzione da adottare contro la peste suina

Queste alcune tra le misure di sicurezza che il Ministero della Salute ha disposto per tutti gli allevamenti:

  • È necessario cambiare calzature e vestiti sporchi in entrata/uscita da allevamenti e zone a rischio. Aderendo agli abiti, alle suole delle scarpe o agli pneumatici, il virus può essere infatti trasportato anche molto lontano.
  • Non somministrare carni o prodotti a base di carne di animali infetti ad altri cinghiali o maiali.
  • Gli scarti alimentari contenenti carne suina contaminata non devono essere abbandonati ma smaltiti in contenitori idonei e chiusi per evitare di veicolare l’agente patogeno.
  • Evitare il contatto diretto dei suini e cinghiali allevati con i cinghiali selvatici.
  • Non introdurre nell’allevamento oggetti, attrezzature o mezzi che potrebbero essere contaminati.

Ecco invece le misure di sicurezza valide per tutti i cittadini:

  • Informare tempestivamente i servizi veterinari qualora ci si imbatta in una carcassa di cinghiale.
  • Non abbandonare nell’ambiente avanzi o rifiuti alimentari, specialmente se contenenti carni di suino o salumi.
  • Cambiarsi le scarpe e riporle in un sacchetto di plastica prima di pulirle al rientro da una passeggiata in un’area che potrebbe essere contaminata dalla peste suina.
  • Durante i viaggi da paesi dell’Unione Europea con focolai di infezione, non importare in Italia prodotti a base di carne suina o di cinghiale come carne fresca o surgelata, salumi, salsicce, che non siano etichettati con bollo sanitario ovale.
  • Non lasciare rifiuti alimentari in aree accessibili ai cinghiali.

Esiste un vaccino?

Al momento non esistono vaccini autorizzati in Unione Europea contro la peste suina africana, l’unico modo per arginare la diffusione dell’epidemia in corso nel nostro Paese sono le misure di prevenzione.

A rendere estremamente complicata la preparazione di un vaccino è il fatto che il virus è straordinariamente efficace nell’eludere il sistema immunitario dell’ospite che risulta incapace di produrre anticorpi in grado di neutralizzare quest’agente patogeno.

Un anno fa il Vietnam è stato il primo paese ad approvare dei vaccini contro la peste suina africana, i due vaccini sono stati sviluppati da due centri di ricerca con l'ausilio di scienziati statunitensi:

  • Il primo, chiamato NAVET-ASFVAC (nato dalla collaborazione tra l’azienda vietnamita Navetco e dallo Usda, il Dipartimento statunitense dell’Agricoltura), è basato su virus vivi attenuati.
  • Il secondo, chiamato AVAC ASF LIVE, è stato sviluppato sempre in collaborazione con ricercatori dello Usda, questa volta da un’azienda chiamata Avac. Anche in questo caso, il principio è quello dei virus vivi attenuati.

I dati sulla sicurezza e l'efficacia di questi due vaccini non sono ufficialmente disponibili, l’Organizzazione Mondiale per la Salute degli Animali (WOAH) ha comunicato che dovrebbero essere testati ulteriormente.

Anche l’Agenzia nazionale francese per la sicurezza alimentare, ambientale e del lavoro (Anses) sta lavorando ad un vaccino contro il ceppo prevalente in Europa, Georgia 2007/1. I primi risultati, pubblicati sulla rivista Viruses, nel dicembre 2022, sembrano essere promettenti: i suini infetti sviluppano una risposta immunitaria che consente loro di resistere all’infezione già a due settimane dalla vaccinazione.

Marianna Monte | Giornalista

con la consulenza di Luca Perico | Laboratorio Biologia Cellulare e Medicina Rigenerativa

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