Negli anziani la politerapia - cioè l’assunzione di molti farmaci insieme - può aumentare il rischio di eventi avversi e complicazioni. Scopri i principali rischi da monitorare e le linee guida da seguire quando si assume un nuovo farmaco.
La politerapia, o polifarmacoterapia, è una situazione piuttosto comune negli anziani. In quelli che soffrono di malattie neurodegenerative, come ad esempio la demenza, la politerapia può rappresentare un fattore di rischio importante per la salute del malato, in quanto può aumentare il rischio di eventi avversi farmaco-correlati.
Alcuni esempi sono:
La letteratura scientifica mostra che oltre il 50–70% degli anziani con demenza presenta almeno altre tre malattie croniche e che, nel 20–70% dei casi, assume farmaci potenzialmente inappropriati. Inoltre, la polifarmacoterapia — cioè l’assunzione di 5 o più farmaci contemporaneamente — deriva spesso dall’applicazione delle linee guida pensate per pazienti più giovani, senza deterioramento cognitivo né altre patologie. Questo espone gli anziani con demenza a rischi elevati, soprattutto quando non è chiaro il rapporto rischio/beneficio dei farmaci prescritti o quando le possibili interazioni tra medicinali e le condizioni cliniche del paziente non vengono adeguatamente considerate.
Un altro esempio che porta l’anziano alla politerapia è la cosiddetta cascata prescrittiva, ovvero quel fenomeno per cui una reazione avversa a un farmaco non viene riconosciuta come tale, ma viene interpretata come la manifestazione di una nuova patologia. Pertanto, al fine di trattare questa presunta nuova manifestazione clinica, vengono prescritte nuove terapie non necessarie, che espongono il paziente al rischio di sviluppare ulteriori eventi avversi.
Sempre nel contesto dei rischi da polifarmacoterapia è importante ricordare che circa il 20-30% dei ricoveri ospedalieri degli anziani affetti da demenza è dovuto a eventi avversi farmaco-correlati, come per esempio cadute, agitazione, stato confusionale, disturbi del comportamento e complicanze cardiovascolari. Inoltre, durante il ricovero in ospedale le terapie farmacologiche di questi pazienti vengono spesso modificate, con la sostituzione o l’aggiunta di nuovi farmaci, con aggiustamenti di dosaggio, o con l'interruzione di farmaci presistenti. Se queste variazioni non vengo opportunamente comunicate al medico curante e adeguatamente spiegate al caregiver, il rischio di eventi farmaco-correlati può ulteriormente aumentare e contribuire negativamente alla corretta aderenza alle terapie. È stato infatti calcolato che la non-aderenza alla terapia tra gli anziani può variare dal 43% al 100% e la demenza è un ulteriore fattore aggravante.
Con l’obiettivo di evitare la non aderenza alle terapie e quindi un conseguente fallimento terapeutico, è fondamentale il ruolo del caregiver. Questa persona di fiducia dovrà essere adeguatamente informata per guidare l’anziano nella corretta gestione e monitoraggio delle terapie farmacologiche a cui è esposto. È quindi necessario che il caregiver conosca molto bene la lista precisa e dettagliata della terapia farmacologica in atto dell’anziano con demenza, indispensabile per una prescrizione e una valutazione medica sicura in qualsiasi evenienza sanitaria. Purtroppo, però, questo non è sempre scontato, visto il coinvolgimento di molti operatori sanitari nei percorsi diagnostico-terapeutici dell’anziano con demenza, soprattutto in presenza di altre patologie concomitanti.
Per l’anziano affetto da demenza ed esposto a politerapia è importante controllare periodicamente (ogni 6 mesi) le terapie farmacologiche interfacciandosi con il proprio medico di famiglia o, in presenza di nuovi problemi clinici, con eventuali medici presenti in ricoveri o accessi al Pronto Soccorso. Questo controllo prende il nome di riconciliazione terapeutica, cioè un processo standardizzato che consiste nel confronto sistematico tra la terapia farmacologica seguita dal paziente e la eventuale terapia prevista per la nuova condizione clinica, al fine di analizzare e risolvere qualsiasi scostamento osservato, documentando e riportando eventuali modifiche.
La riconciliazione terapeutica può essere suddivisa in tre diverse fasi principali:
La comunicazione con il paziente e con i caregiver nel caso di un malato di demenza è il fattore fondamentale per la sicurezza e la qualità delle cure.
Il caregiver deve sempre richiedere al medico o agli operatori sanitari informazioni chiare e precise delle modifiche apportate allo schema terapeutico precedente, facendosi spiegare le motivazioni, i vantaggi e gli eventuali rischi o fattori da monitorare in seguito ai cambiamenti introdotti. E’ inoltre cruciale che il caregiver comprenda chiaramente e condivida questi cambiamenti, senza timore di fare domande.
Un breve “promemoria” da sottoporre al medico prescrittore o al farmacista (anche per i farmaci da banco, vitamine o integratori) ogni volta che viene prescritto un nuovo farmaco o si apportano dei cambiamenti alle terapie in atto di un anziano con demenza, è:
Alessandro Nobili - Dipartimento di Politiche per la Salute
Editing Raffaella Gatta - Content manager