Data prima pubblicazione
25/1/2022
December 13, 2021

Vaccino Covid-19 nei bambini: facciamo il punto

News
PRESS AREA
Indice

Il presente articolo fa riferimento alle conoscenze e ai dati epidemiologici disponibili a Gennaio 2022.

La diffusione della variante Delta prima e della Omicron adesso ha cambiato i parametri biologici del virus, rendendo la sua diffusione più veloce e la sua contagiosità più elevata. Per questo motivo, le agenzie regolatorie di tutto il mondo hanno tutte da poco autorizzato il vaccino anti-Covid-19 anche nei bambini tra i 5 e gli 11 anni.

Diverse società scientifiche pediatriche, sia italiane che internazionali, raccomandano caldamente la vaccinazione infantile contro il Covid-19.

In Italia, i dati messi a disposizione dall’Istituto Superiore di Sanità riportano dall’inizio della pandemia un totale di 251.221 casi di infezione nei bambini di età 6-11 anni (casi in aumento nelle ultime settimane): 1423 sono stati ricoverati in ospedale, di cui 36 in terapia intensiva, e 9 sono morti. In totale, tra i bambini e gli adolescenti, si sono verificati 251 ricoveri in terapia intensiva e 35 decessi.

Perché vaccinare contro il Covid-19 anche i più piccoli?

Prima di elencare quali soni le ragioni a supporto della vaccinazione nei bambini, è necessario ricordare bene come si diffonde il nuovo coronavirus, quali sono le caratteristiche dell’infezione che colpisce i bambini, quali sono le manifestazioni cliniche e i disturbi causati sia a breve che a lungo termine, qual è l’efficacia e la sicurezza del vaccino in questa fascia di età. Nel corso di questa valutazione è bene considerare certamente gli aspetti medici e clinici, ma non devono essere tralasciati gli aspetti psicologici e sociali propri dei bambini, già ampiamente colpiti da questa pandemia. 
Oggi non abbiamo ancora a disposizione dati conclusivi su quale sia il ruolo dei bambini nella trasmissione del virus. È plausibile che vaccinando anche loro si possa contribuire a ridurne la circolazione.

Una prima buona ragione, più semplice, a supporto della vaccinazione anche nei bambini più piccoli è che si riuscirebbe a mantenere più costante la frequenza scolastica in presenza, riducendo il “rischio” della tanto temuta Didattica a distanza (Dad).

Le agenzie regolatorie raccomandano fortemente il vaccino soprattutto in quei bambini “fragili”, e cioè quelli che soffrono di malattie croniche come ad esempio il diabete, che sono malati di tumore, che presentano malattie cardiovascolari o che soffrano di asma non controllato. Queste condizioni, infatti, li espongono ad un rischio maggiore di forme gravi.

Va però detto che anche i bambini “sani”, che non presentano particolari fattori di rischio, rischiano la malattia grave e il ricovero in ospedale.

Anche se in rari casi, l’infezione Covid-19 può causare nei bambini lo sviluppo della Sindrome Infiammatoria Multisistemica (MIS-C), una condizione in cui diversi organi e parti del corpo, come cuore, polmoni, reni, cervello, pelle, occhi o organi gastrointestinali possono infiammarsi. I bambini che ne soffrono manifestano sintomi quali stanchezza, febbre, vomito, diarrea ed eruzioni cutanee. Questa malattia purtroppo è difficile da curare e può lasciare strascichi molto severi. Dall’inizio della pandemia i casi registrati di sindrome multisistemica solo negli Stati Uniti sono stati 5.200, da noi fra i 200 e i 300 ma potrebbero essere di più. Anche se nei bambini in età scolare il Covid-19 decorre spesso in modo lieve (molto più frequentemente che negli adulti e ancor più che negli anziani), questo non significa che il vaccino non fornisca benefici.



Il vaccino anti-Covid-19 autorizzato nei bambini è sicuro?

La procedura per autorizzare in via emergenziale il vaccino anti-Covid nei bambini (così come quella utilizzata per tutti gli altri) non deve preoccupare: l’iter seguito è stato esattamente lo stesso deli adulti, quindi molto rigoroso.

Il dosaggio stabilito per i bambini di dieci microgrammi, un terzo di quello utilizzato negli adolescenti e negli adulti, è in grado di far sviluppare un’elevata risposta anticorpale. Le somministrazioni previste sono due anche per i bambini, a distanza di tre settimane l’una dall’altra. Lo studio registrativo che ha coinvolto più di 2200 bambini tra i 5 e gli 11 anni (1500 dei quali che hanno ricevuto il vaccino), presentato dal Cts, non ha osservato nel follow-up alcun effetto collaterale grave collegato al vaccino, come casi di anafilassi o miocarditi/pericarditi. I disturbi più comuni sono stati quelli già osservati nel resto della popolazione: dolore nella sede di iniezione, stanchezza, mal di testa e un po’ di febbre.

La farmacovigilanza statunitense che sta seguendo ormai più di 7 milioni di bambini tra i 5 e gli 11 anni vaccinati con la prima dose (di più di quelli che potenzialmente potrebbero ricevere il vaccino da noi tra i 5 e gli 11 anni), non ha evidenziato segnali di allerta in termini di sicurezza dall’inizio della campagna vaccinale i primi di novembre. Non ci sono al momento dati sufficienti sugli effetti successivi alla seconda dose.

Questo non vuol dire che non ci potranno essere casi di rari eventi avversi anche nei più piccoli. A giudicare comunque da quanto abbiamo visto negli adolescenti, le miocarditi post-vaccino, ad esempio, sono disturbi molto rari che si risolvono in poco tempo. I casi che si manifestano invece in seguito a Covid-19 sono molti di più e molto più gravi.

C’è il rischio di effetti a lungo termine della vaccinazione anti-Covid-19 nei bambini?

Una preoccupazione diffusa tra i genitori è che i figli possano sviluppare danni a lungo termine in seguito alla vaccinazione, preoccupazione del tutto normale e giustificata. Tuttavia è verosimile, come accaduto per i vaccini impiegati da più tempo e per cui non si sono registrati effetti a distanza di mesi, che lo stesso si verifichi per i vaccini anti-Covid-19. Generalmente, infatti, i possibili effetti avversi si manifestano entro i due mesi dalla somministrazione.

Se consideriamo che dal 14 Dicembre 2020 sono state somministrate circa 10 miliardi di dosi di vaccini contro il Covid (dato al 25 gennaio), e di questi oltre 3 miliardi sono vaccini a mRNA (dato al 18 dicembre 2021), è verosimile pensare che questi enormi numeri nell'arco di oltre un anno consentirebbero - se fosse il caso - di osservare anche eventi estremamente rari. I dati raccolti nei sistemi di farmacovigilanza non rilevano segnali di allarme su effetti a distanza di tempo dalla vaccinazione e questo rende alquanto improbabile l'eventualità che si manifestino in futuro.

Infine con riferimento alla tecnologia impiegata nel vaccino a mRNA, questa piccola molecola contenuta nei vaccini si degrada in breve tempo, nell'arco di due giorni. Come spiega il suo nome è solo un messaggero che trasporta le informazioni per far sintetizzare una proteina (la spike del coronavirus). Una volta che l'mRNA viene eliminato, anche la produzione della proteina cessa. Non ci sono perciò evidenze per ritenere che questa tecnologia, studiata da più di 10 anni, possa comportare dei problemi di salute a lungo termine.

Fonti:

https://www.nature.com/articles/nrd.2017.243

https://www.fda.gov/media/144452/download



Raffaella Gatta - Content Manager

In collaborazione con Antonio Clavenna - Laboratorio di Epidemiologia dell'età evolutiva - Dipartimento di Epidemiologia medica

Tag relativi all’articolo

Pagina Inglese