ultimo aggiornamento:
March 18, 2024

Fibrosi cistica: cos'è, terapie e come si cura

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La fibrosi cistica è una malattia genetica grave per la quale ad oggi non esiste ancora una cura risolutiva. Dai sintomi all'aspettativa di vita, passando per le terapie possibili: le risposte agli interrogativi più diffusi su questa patologia che colpisce uno su 3.000 bambini nati in Italia.

Indice

Quali sono i primi sintomi della fibrosi cistica? Che aspettative di vita ha un paziente di fibrosi cistica oggi? Come si cura? Tutto quello che è importante sapere su una delle malattie genetiche gravi più diffuse.

Cos'è la fibrosi cistica?

La fibrosi cistica (FC) è una malattia genetica autosomica.

Questo tipo di malattie sono condizioni ereditarie causate da mutazioni nei geni situati in una delle 22 coppie di cromosomi autosomici, cioè non i cromosomi sessuali X o Y. Possono essere dominanti o recessive, a seconda del modo in cui la mutazione influisce sul gene coinvolto. Con le malattie autosomiche dominanti, una sola copia mutata del gene è sufficiente per causare la malattia, mentre con le malattie autosomiche recessive, entrambe le copie del gene devono essere mutate per manifestare la condizione.

Nel caso della fibrosi cistica ci troviamo davanti ad una malattia genetica autosomica recessiva dovuta a una mutazione del gene CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane Regulator).

Si stima che su ogni 3.000 bambini nati in Italia, uno sia affetto da fibrosi cistica. La malattia colpisce indifferentemente maschi e femmine e a oggi quasi 6.000 bambini, adolescenti e adulti affetti da FC vengono curati nei centri specializzati in Italia.

Fibrosi cistica: le cause

Come già anticipato la Fibrosi Cistica è una malattia genetica. Come avviene per le classiche modalità di trasmissione delle malattie genetiche autosomiche recessive, una persona con una copia normale e una copia mutata del gene della fibrosi cistica (gene CFTR) è detta portatore. Il portatore non ha alcuna manifestazione di malattia ed è identificabile solamente perché ha avuto un figlio malato o tramite uno specifico test genetico.

Il Servizio Sanitario Nazionale a oggi offre il test per l’identificazione del portatore a persone con parenti affetti da Fibrosi Cistica e talvolta a coppie che intraprendono percorsi di procreazione assistita. Il test – che abitualmente si effettua con un esame del sangue – può essere offerto ai singoli o alla coppia in fase pre-concezionale o prenatale, durante la gravidanza. Può essere portatore di Fibrosi Cistica anche una persona che non ha nessun caso di malattia in famiglia.

In Italia si stima che una persona su 30 circa sia un portatore di Fibrosi Cistica e che una coppia su 900 sia costituita da due portatori. In una coppia di portatori, per ogni gravidanza, le probabilità sono:

  • 1 su 4 di avere un figlio affetto da Fibrosi Cistica,
  • 1 su 2 di avere un figlio portatore, ma non è affetto da Fibrosi Cistica,
  • 1 su 4 di avere un figlio né portatore né malato.

La frequenza dei portatori varia a seconda delle popolazioni, con maggiore frequenza nelle popolazioni europee e nordamericane rispetto a quelle di origine africana o asiatica. Come tutti i test di screening per la popolazione generale, anche quello per la fibrosi cistica è imperfetto perché non individua il 100% dei portatori. Dato che non si conoscono tutte le mutazioni del gene CFTR, alcuni soggetti potrebbero risultare negativi al test ma essere in realtà portatori di fibrosi cistica.

Quali sono i sintomi della fibrosi cistica?

Esistono diverse forme di Fibrosi Cistica, con gravità diverse.

Le persone con FC hanno spesso infezioni respiratorie recidivanti che tendono a diventare croniche e sono dovute a secrezioni che ristagnano in bronchi e polmoni. Altri sintomi possono riguardare una cattiva digestione, malnutrizione - dovute al malfunzionamento del pancreas esocrino - ritardo di crescita nel bambino, epatopatia cronica, aumento della concentrazione di sale nel sudore, diabete. Negli uomini può causare infertilità.

Nella maggioranza dei casi la Fibrosi Cistica viene diagnosticata subito dopo la nascita per mezzo dello screening neonatale per questa malattia, obbligatorio per legge ed oggi implementato in tutte le regioni.

Alcune forme di Fibrosi Cistica, che riguardano circa il 10% dei casi totali, possono essere identificate in una fase più adulta della vita.

Come si cura la fibrosi cistica: farmaci, terapie e trattamenti

Esistono farmaci e trattamenti per curare i sintomi della malattia, ma non c’è ancora una terapia risolutiva. Gli standard di cura internazionali, insieme ad altri fattori come lo screening neonatale, hanno permesso di aumentare l’aspettativa di vita delle persone con Fibrosi Cistica, che fino a qualche decennio fa non superava i pochi anni.

I trattamenti si possono raggruppare in farmaci, fisioterapia, dieta.

Riguardo al trattamento farmacologico vengono utilizzati antibiotici per via orale o intravenosa per le infezioni polmonari, aerosol di antibiotici e farmaci per fluidificare le secrezioni, viene svolta una fisioterapia respiratoria quotidiana, si segue una nutrizione ipercalorica. Le persone con una insufficienza respiratoria grave possono essere sottoposte a trapianto polmonare.

Altri trattamenti o farmaci vengono utilizzati a seconda dei sintomi, che possono variare molto da persona a persona.

Per molte forme di Fibrosi Cistica – che corrispondono a specifiche mutazioni del gene CFTR – sono disponibili da alcuni anni farmaci modulatori, ovvero farmaci in grado di correggere e/o potenziare il funzionamento della proteina CFTR difettosa. Questi farmaci hanno dimostrato di essere efficaci nel ridurre i sintomi polmonari e altri sintomi correlati alla Fibrosi Cistica. Gli effetti collaterali a lungo termine non sono ancora conosciuti, essendo utilizzati da pochi anni.

Purtroppo, però, i farmaci modulatori non coprono tutte le mutazioni del gene e sono indicati solo per alcune fasce di età, pertanto in Italia circa il 30% delle persone con Fibrosi Cistica rimane escluso da queste cure.

Data la complessità della malattia, che colpisce più organi e ha un effetto importante sulla qualità della vita, per curare al meglio le persone con Fibrosi Cistica sono stati istituiti per legge (548/93) dei Centri multiprofessionali dedicati.

Aspettativa di vita per chi ha la fibrosi cistica

Grazie ai continui progressi delle cure e dell’assistenza, oltre il 50% della popolazione con Fibrosi Cistica in Italia, oggi, è costituita da adulti. L’aspettativa di vita è attorno ai 40 anni, un dato in miglioramento grazie allo screening neonatale, a test diagnostici in grado di identificare quelle forme di malattia meno comuni non trovate allo screening, farmaci e trattamenti, centri di cura dedicati.

L'impegno del Mario Negri

L’Istituto Mario Negri in collaborazione con la LIUC – Università Cattaneo – ha condotto una valutazione di Health Technology Assessment dello screening del portatore di fibrosi cistica. L'obiettivo era, attraverso un processo standardizzato di analisi multidisciplinare, valutare l’impatto economico-organizzativo, sociale, etico, e degli aspetti di sicurezza e di efficacia dell’introduzione dello screening del portatore di fibrosi cistica rivolto agli individui e alle coppie in età fertile, indipendentemente dal grado di familiarità.

Il responsabile scientifico del progetto è Carlo Castellani Responsabile del Centro Fibrosi Cistica dell’Ospedale IRCCS Istituto Giannina Gaslini di Genova. Il progetto è stato finanziato dalla Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica.

I risultati dalla valutazione di Health Technology Assessment

Per condurre la valutazione delle dimensioni di interesse sono state utilizzate diverse metodologie: revisione della letteratura, modelli di analisi economica, interviste.

  • Dalla revisione sistematica della letteratura è risultata una mancanza di dati solidi e aggiornati sull’efficacia di un eventuale screening del portatore.
  • I modelli di valutazione economica e di impatto sul budget applicati a diversi scenari hanno mostrato un ritorno dell’investimento a sei anni dall’introduzione dello screening, nonostante importanti sforzi economici e organizzativi.
  • Le interviste a  professionisti sanitari, persone con FC, familiari e cittadini hanno evidenziato in generale un atteggiamento positivo verso lo screening, con alcuni importanti richiami a considerare possibili ricadute sulle persone con fibrosi cistica, che potrebbero sentirsi stigmatizzate o escluse dalla società.

Uno studio pilota per un’organizzazione ottimale

Considerando la mancanza di informazioni su aspetti importanti dello screening – dal punto di vista organizzativo, ma anche di impatto sociale – uno studio pilota su un’area territoriale ampia permetterebbe di definire l’operatività di un eventuale programma di screening.

Il ruolo del volontariato e delle associazioni

La Lega Italiana Fibrosi Cistica è un’associazione di persone con fibrosi cistica e familiari con sedi sul territorio nazionale. Da decenni collabora con i Centri fibrosi cistica per il miglioramento delle cure e dell’assistenza sanitaria, per la tutela dei diritti e il miglioramento della qualità della vita delle persone con fibrosi cistica. Ha partecipato al progetto HTA coinvolgendo alcune persone dell’associazione che hanno risposto alle interviste.

La Fondazione per la ricerca sulla Fibrosi cistica ha sedi regionali e locali con gruppi di volontari – tra cui persone con FC e familiari - che si occupano di raccogliere fondi e decidono quali progetti sostenere con i fondi raccolti. Il progetto HTA è stato sostenuto grazie a questi fondi. Due rappresentanti di sedi locali (Ferrara e Milano) hanno partecipato al gruppo multidisciplinare del progetto HTA.

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