ultimo aggiornamento:
21/3/2023
September 7, 2021

Trauma cranico: cause, sintomi e cure

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Che cosa è il trauma cranico?

Il trauma cranico è un'alterazione della funzione e/o della struttura cerebrale causata da una sollecitazione esterna come:

  • un impatto contro un oggetto
  • un impatto contro una superficie
  • una rapida accelerazione o decelerazione durante un incidente stradale.

Il trauma al cervello provoca:

  • la disfunzione e la morte dei neuroni
  • l’infiammazione del tessuto cerebrale
  • una disabilità fisica cognitiva psichiatrica e emotiva.

L’assone è la parte del neurone che trasmette gli impulsi del cervello in ogni parte del corpo. Se danneggiato innesca processi neurodegenerativi che possono manifestarsi anche molti anni dopo il trauma. 


Le cause più comuni di trauma cranico comprendono incidenti stradali, cadute a terra accidentali, traumi sportivi, aggressioni o lesioni da arma da fuoco. Quindi, il trauma cranico può essere considerato un evento che può colpire ciascuno di noi in qualsiasi momento e che è caratterizzato da una condizione estremamente eterogenea e complessa per tipologia e gravità. In molti testi, infatti, è definito come la “malattia più complessa nell’organo più complicato del nostro corpo, il cervello”.  

Nel mondo, il trauma cranico è una delle principali cause di morte e di disabilità permanente. Il tasso di mortalità in caso di trauma cranico grave si aggira intorno al 30-40%. Nei sopravvissuti spesso permangono incapacità fisiche, psichiatriche, emotive e cognitive. Più nel dettaglio i disturbi più frequenti riguardano problemi motori, di memoria, difficoltà nella gestione dello stress e disturbi emotivi. Inoltre il trauma cranico, anche lieve, è un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.

Come viene classificato il trauma cranico?

Il trauma cranico viene classificato tipicamente in base alla gravità clinica ovvero allo stato di compromissione della coscienza.  Nel 1974 Graham Teasdale e Bryan J. Jennett, due professori di neurochirurgia presso l'Università di Glasgow, inventarono la scala di Glasgow che è oggi la valutazione neurologica più utilizzata per stimare lo stato di coscienza. Questo metodo di misura prevede la valutazione di 3 funzioni di un individuo:

  • l'apertura degli occhi
  • la risposta motoria
  • la risposta verbale.

Quanto più bassa è la risposta agli stimoli, tanto più grave è la compromissione della coscienza e tanto più basso è il punteggio. Un punteggio di 3 indica un coma profondo, mentre lo stato di coscienza integra assume un punteggio di 15. In base a questa scala, il trauma cranico quindi è lieve con un punteggio di 14-15, moderato (9-13) o grave (≤8).

Il trauma cranico può essere classificato anche da un punto di vista strutturale in base alle caratteristiche anatomiche del danno cerebrale e all’evento che lo ha causato. Ad esempio un trauma cranico viene chiamato penetrante quando un oggetto trapassa il cranio e danneggia la dura madre, cioè la membrana più esterna che circonda il cervello, creando una continuità tra il cervello e l’ambiente esterno. Nella maggior parte dei casi il cervello non viene esposto e si parla di trauma cranico chiuso o non penetrante.

Qual è l'epidemiologia del trauma cranico?

Ogni anno, nel mondo, circa 70 milioni di persone subiscono un trauma cranico, 130 persone al minuto, di cui circa 13 milioni sono di moderata o grave entità. In Europa ogni 10 minuti, una persona muore a seguito di un trauma cranico. Se si considerano i paesi a basso reddito, l’incidenza cresce vertiginosamente. In India, ad esempio, ogni 5 minuti muore un paziente per trauma cranico.

L’incidenza più alta è nei giovani, con un picco tra i 15 e i 24 anni. Tuttavia, negli ultimi decenni si sta verificando un cambiamento epidemiologico: grazie alle misure di prevenzione (caschi, cinture di sicurezza, controllo della velocità) il trauma nei giovani sta diminuendo mentre aumenta nei soggetti anziani che sono più attivi di una volta e vanno incontro più frequentemente a cadute accidentali.

Il trauma cranico può colpire sia uomini che donne, ma i primi hanno circa il doppio delle probabilità rispetto alle donne di subirlo. Traumi cranici classificati come moderati o gravi sono associati a un rischio di malattia di Alzheimer aumentato rispettivamente di 2,3 e 4,5 volte.

Quali sono le cause del trauma cranico?

Nei pazienti più giovani gli incidenti stradali sono la causa più frequente: circa il 50% dei casi.

Non a caso l’incidenza maggiore di trauma cranico durante la settimana si registra durante i weekend. Per fortuna, il miglioramento delle infrastrutture stradali e le politiche preventive attuate negli ultimi decenni nell’ambito della sicurezza stradale e personale hanno ridotto il numero di traumi cranici dovuti agli incidenti stradali. Nei paesi in via di sviluppo, però, ciò non è ancora avvenuto, e anzi i casi di trauma cranico dovuti a incidenti stradali sono in crescita a causa dell’aumento del numero di persone che possiedono veicoli a motore.

Nei paesi ad alto reddito, alcool, droghe e guida distratta (spesso a causa dell’utilizzo dei telefoni cellulari) aumentano il rischio di incidenti stradali e di conseguenza di trauma cranico. Il rischio di incidente è 6 volte maggiore nei guidatori che telefonano in macchina e 23 volte maggiore in quelli che “messaggiano”.

Nel 25% dei casi, il trauma cranico è dovuto a cadute accidentali e incidenti domestici, che rappresentano la causa principale di traumi negli anziani.

Infine, i traumi sportivi rappresentano il 10% dei casi. I soggetti esposti a traumi lievi ripetuti in un breve arco temporale (come spesso accade negli sport da contatto come ad esempio il pugilato, l’hockey, ma anche il calcio) possono andare incontro a declino cognitivo e a sviluppo di malattie neurodegenerative.

Quali sono i sintomi del trauma cranico?

I sintomi del trauma cranico sono variabili e dipendono dalla tipologia e dalla gravità del trauma cranico.

Un trauma cranico lieve il più delle volte si associa ad un leggero stato confusionale che si risolve spontaneamente dopo poche ore o giorni.

Altri sintomi includono:

  1. cefalea
  2. visione alterata
  3. letargia
  4. sbalzi di umore
  5. problemi di memoria.

Questi sintomi si manifestano in modo più duraturo e marcato nel trauma cranico moderato o grave, cui spesso si associa:

  1. amnesia
  2. vomito o nausea
  3. perdita della coordinazione
  4. difficoltà nell'esprimersi o nel muovere un arto o nel mantenere l’equilibrio
  5. perdita di coscienza
  6. comparsa di crisi epilettiche.


Come si effettua la diagnosi del trauma cranico?

La diagnosi clinica del trauma cranico avviene mediante un accurato esame neurologico attraverso il quale è possibile identificare alterazioni motorie o cognitive anche molto lievi.  Se il trauma è moderato o grave, è necessario eseguire una TAC (tomografia assiale computerizzata) del cervello per identificare eventuali lesioni o sanguinamenti cerebrali al suo interno. Anche in caso di un esame neurologico pressoché normale è comunque molto importante conoscere la dinamica dell’incidente e avere informazioni dettagliate circa lo stato di salute pregresso del paziente. Una lesione cerebrale anche di minima entità può avere una evoluzione sfavorevole in caso di assunzione di alcuni farmaci come, ad esempio, gli anticoagulanti o antiaggreganti. In questo caso è importante prolungare il periodo di osservazione del paziente.

Quali sono le cure e i trattamenti disponibili per il trauma cranico?

Purtroppo, non esistono ancora terapie in grado di riparare il cervello danneggiato da un trauma, ecco perché la ricerca in questo settore è così importante. Nonostante questo, il trattamento del paziente con trauma cranico è molto migliorato negli anni. Ora si sa che in fase acuta un cervello che ha subito un trauma cranico è in uno stato di estrema vulnerabilità e non è in grado di far fronte a ulteriori perturbazioni, anche piccole, che un cervello sano supererebbe invece senza conseguenze.

Per fare qualche esempio, una riduzione dell’ossigenazione del sangue o un aumento della temperatura corporea o un abbassamento della pressione arteriosa possono peggiorare anche drammaticamente l’evoluzione del danno cerebrale dopo trauma.

Il cardine della terapia del paziente con trauma cranico si basa oggi sulla prevenzione o il trattamento tempestivo di tutti questi possibili eventi (chiamati insulti secondari) attraverso un monitoraggio e un’assistenza continua che nei casi più gravi necessità della terapia intensiva.

Nelle fasi subacute e croniche la terapia riabilitativa è una parte estremamente importante del processo di recupero neurologico. Questa terapia prevede:

  • attività fisica e fisioterapia
  • rieducazione fisiatrica
  • terapia del linguaggio
  • psicologia.

Quali sono i medici coinvolti nella cura del trauma cranico?

La cura del trauma cranico, non solo per le situazioni gravi ma anche per quelle meno impegnative, è complessa già dalla prima fase subito dopo l'evento: le problematiche biomediche, neurologiche, cognitive, comportamentali necessitano di esser studiate, monitorate e trattate sempre in una visione globale di cause ed effetti. Dal momento che le condizioni di reinserimento familiare e sociale del paziente sono il vero obiettivo di tutto il processo di cura, è necessario che tali aspetti vengano considerati rilevanti nella ricerca delle migliori strategie terapeutiche.

La gestione del paziente traumatizzato grave vede numerose figure coinvolte. Se il paziente è in coma o comunque ha un’alterazione della coscienza con una lesione cerebrale che potrebbe peggiorare, necessita di un ricovero in terapia intensiva. Qui la neurologia e le sue funzioni vitali (ad esempio respiro, pressione del sangue, funzione del cuore) saranno monitorate e supportate con mezzi sofisticati. In terapia intensiva il paziente è preso in carico da anestesisti e rianimatori.

Tra le altre figure mediche di rilievo ci sono poi:

  • il neurochirurgo, che può decidere di intervenire nel caso il trauma cranico comporti un aumento della pressione intracranica non responsiva al trattamento farmacologico;
  • il radiologo, fondamentale per monitorare tramite TAC e/o risonanza l’evoluzione del danno cerebrale.

Esistono associazioni di pazienti?

La Federazione Nazionale Associazioni Trauma Cranico offre attività di sostegno e riabilitazione alle persone affette da trauma cranico e alle loro famiglie. Tra i suoi obiettivi ci sono:

  • fornire un sopporto informativo alle famiglie dei pazienti;
  • coinvolgere i pazienti e le loro famiglie nelle attività delle Associazioni;
  • coordinare le Associazioni al fine di condividere le risorse fisiche e conoscitive messe a disposizione dalle strutture sanitarie;
  • partecipare ed organizzare corsi formativi per disabili, per le famiglie, per i volontari ed per gli operatori e non, in ambito provinciale, regionale, nazionale ed europeo;
  • promuovere campagne e misure di prevenzione del trauma cranico a livello nazionale;
  • favorire il reinserimento lavorativo delle persone con traumi cranici encefalici, tenendo conto delle loro abilità residue.

Qui il link alle diverse associazioni nazionali che fanno parte della Federazione.

Qual è l'impegno del Mario Negri nella ricerca sul trauma cranico?

I ricercatori del Laboratorio di Trauma cranico e Neuroprotezione intrecciano attività di laboratorio a realtà cliniche al fine di:

  • comprendere meglio i meccanismi di danno cerebrale
  • migliorare la predittività dei modelli sperimentali
  • identificare target terapeutici ad alta rilevanza clinica
  • sviluppare terapie in grado di migliorare le conseguenze di un danno cerebrale acuto.

Grazie alla messa a punto di modelli sofisticati di trauma cranico in vitro ed in vivo, il Laboratorio è stato capace di indagare le caratteristiche salienti della patologia umana e i meccanismi che determinano l’evoluzione del danno cerebrale dopo un trauma. La disponibilità di tessuto cerebrale asportato chirurgicamente a scopo terapeutico in pazienti con ipertensione intracranica refrattaria rappresenta un’opportunità unica per convalidare gli studi nei modelli animali e per identificare nuove terapie.

Le principali linee di ricerca del Laboratorio riguardano:

  • lo studio dei meccanismi che portano allo sviluppo di malattie neurodegenerative (come Alzheimer ed encefalopatia cronica post-traumatica) in seguito a trauma cranico, studiando sia la fisiopatologia in modelli animali che nei reperti autoptici umani;
  • lo sviluppo di un approccio combinato basato sull’imaging di risonanza magnetica e l’analisi di biomarcatori plasmatici che possano predire quali pazienti sono più a rischio di andare incontro a danni permanenti e all’insorgenza di epilessia post-traumatica. Un trauma cranico causa dei cambiamenti a livello cerebrale. Se, ad esempio, gli assoni dei neuroni sono danneggiati (danno assonale) si libera la proteina strutturale neurofilamento leggero (NFL). La concentrazione del neurofilamento leggero (NFL) nel sangue indica il grado di danno cerebrale post-trauamtico. Alte concentrazioni di NFL dopo il trauma indicano un danno alla sostanza bianca del cervello che causa a lungo termine disturbi della memoria;
  • lo sviluppo di nuove terapie neuroprotettive e rigenerative basate sull’utilizzo di cellule staminali. Le cellule staminali mesenchimali, infuse dopo un trauma cranico, rilasciano molecole protettive e riparative in grado di proteggere i neuroni, ridurre l’infiammazione e preservare l’integrità vascolare. Tutti effetti importanti per migliorare la funzione cerebrale e diminuire la disabilità post-traumatica;
  • il ruolo dell'intestino, in quanto i batteri dell’intestino sono in grado di regolare alcune funzioni del cervello. QUesta linea di ricerca vuole verificare i cambiamenti della flora batterica che incidono negativamente sull’evoluzione del danno neurologico. Questo permetterà di trovare nuove terapie per ripristinare la comunicazione positiva tra intestino e cervello.

Inoltre, insieme agli studi volti ad individuare nuove strategie terapeutiche, nel Laboratorio di Epidemiologia Clinica si stanno conducendo anche studi volti a valutare la qualità dell’assistenza ai pazienti e l'efficacia dei trattamenti riabilitativi. Basandosi sull'esperienza del network delle terapie intensive, è stato infatti creato un gruppo collaborativo con i reparti di riabilitazione intensiva per le gravi cerebrolesioni.

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