Data prima pubblicazione
January 21, 2021

Le terapie digitali: cosa sono, come funzionano e come si studiano

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Il 2020 è stato l’anno delle terapie digitali: sono oltre 150 gli articoli scientifici pubblicati fino ad oggi, di cui 80 solo nell’ultimo anno. Di certo non sono pochi per una disciplina nata poco più di due anni fa e seguita per lo più solo da chi si interessa di nuove tecnologie.

Il mercato globale delle terapie digitali è comunque in forte espansione: basti pensare che nel 2019 ammontava a 1,7 miliardi di dollari e che alcuni studi stimano possa raggiungere la cifra di 9.4 miliardi entro il 2028.

Ma cosa sono le terapie digitali?

Indice degli argomenti

  • Cosa sono le terapie digitali?
  • Come funzionano le terapie digitali?
  • Qual è il principio attivo di una terapia digitale?
  • Quali sono i vantaggi delle terapie digitali?
  • Come si studiano le terapie digitali?
  • Alcuni esempi di terapie digitali
  • A che punto siamo con le terapie digitali in Italia?

Cosa sono le terapie digitali?

Le terapie digitali, note anche con il nome di “digital therapeutics” (o “DTx” nella contrazione in inglese), sono quelle tecnologie che offrono interventi terapeutici guidati da programmi software di alta qualità. Questi programmi sono basati su evidenza scientifica ottenuta attraverso una sperimentazione clinica rigorosa e confermatoria allo scopo di prevenire, di gestire o di trattare un ampio spettro di condizioni fisiche, mentali e comportamentali.

Ciò significa che le terapie digitali, dunque, non sono semplici applicazioni che riguardano la salute (anche se alcune di loro possono assumere questa forma), né interventi di telemonitoraggio, né sistemi offerti dalle aziende farmaceutiche che aiutano i pazienti nella gestione delle loro patologie, a cominciare dalla adesione al trattamento farmacologico (chiamati Patient Support Program). Sono invece dei veri e propri interventi curativi, capaci di migliorare risultati clinici al pari di un trattamento farmacologico.

Possono assumere la forma di applicazioni o app, videogiochi, siti web, o addirittura dispositivi indossabili (wearable).

Dal punto di vista regolatorio rientrano tra i dispositivi medici (ad oggi normate dal Regolamento dei Dispositivi Medici del 2017 – MDR 2017/745 – che entrerà in vigore a maggio 2021), sebbene alcune caratteristiche li differenzino da questi.

terapie digitali

Come funzionano le terapie digitali?

Le terapie digitali svolgono la loro funzione terapeutica andando a correggere comportamenti come scarsa partecipazione, disattenzione, comportamenti prevalenti di rifiuto e di disturbo, cattivo rapporto con i compagni, ma anche assoluta carenza di spirito critico, definiti disfunzionali.

Questo genere di comportamenti caratterizza un elevato numero di patologie croniche:

  • sia neuropsichiatriche come ad esempio depressione, ansia, dipendenze, insonnia, schizofrenia, autismo, sindrome da deficit di attenzione e iperattività nel bambino, ecc);
  • sia metaboliche come obesità, ipertensione, diabete.
Mentre il farmaco interagisce con la biologia del paziente, le terapie digitali interagiscono con i pensieri e i comportamenti di chi le utilizza.

È quindi per questa ragione che il trattamento delle terapie digitali si basa su modifiche del comportamento o degli stili di vita e sulla applicazione di interventi di carattere cognitivo-comportamentale attraverso la realizzazione digitale di linee guida e programmi.

Una delle caratteristiche fondamentali delle terapie digitali che le distingue dalle terapie farmacologiche tradizionali è la capacità di coinvolgere il paziente (e/o il suo caregiver) nel percorso di cura: questo coinvolgimento viene spesso ottenuto in maniera più semplice e leggera spingendo alla condivisione sui social media dei traguardi raggiunti.

Un’altra componente che rende le terapie digitali più accattivanti è la spiccata interazione fra lo strumento digitale e l’utente-paziente.

Qual è il principio attivo di una terapia digitale?

In analogia con il farmaco, una terapia digitale è composta da un principio attivo e da uno o più eccipienti.

Se nella farmacologia classica il principio attivo è rappresentato da una molecola chimica o biologica, nel campo delle terapie digitali il principio attivo è l’algoritmo relativo all’elemento terapeutico responsabile dell’effetto clinico (positivo o negativo).

Poi, come per un farmaco tradizionale, anche nelle terapie digitali lo scopo dell’eccipiente è quello di “dare forma” al principio attivo e favorirne l’assunzione, rendendolo il più possibile biodisponibile. Questo obiettivo può essere raggiunto grazie ad una fitta dinamica di interazione con il paziente al quale viene offerto il servizio proprio come se fosse un gioco, con la possibilità di guadagnare una ricompensa, di avere un promemoria che gli ricordi di “assumere” la terapia digitale e le terapie complementari, di rimanere in collegamento sia con il proprio medico che con altri pazienti con stessa indicazione terapeutica.

Quali sono i vantaggi delle terapie digitali?

Le terapie digitali rappresentano una nuova opportunità per trattare patologie croniche associate a stili di vita e comportamenti disfunzionali, che hanno risposto solo parzialmente alla terapia farmacologica.

Oltre ad avere effetti curativi, le terapie digitali offrono anche altri vantaggi:

  • consentono ai medici di raccogliere da remoto i dati dei pazienti in tempo reale, rendendo più efficienti le successive visite ambulatoriali;
  • consentono ai medici di seguire i progressi del paziente e l'adesione al trattamento in modo più accurato rispetto ai farmaci;
  • consentono una riduzione complessiva dei costi sanitari e sociali, favorendo la sostenibilità del sistema sanitario del nostro Paese;
  • rappresentano un’opportunità anche per il sistema produttivo del nostro Paese, in ritardo nella cultura digitale rispetto al resto del mondo, anche se costituito da eccellenze scientifiche e tecnologiche in campo medico e informatico-ingegneristico.

Come si studiano le terapie digitali?

Le terapie digitali, in analogia con quelle farmacologiche, sono sottoposte a regolamentazione da parte delle autorità competenti (FDA e Agenzia Europea dei Medicinali - EMA) prima della loro messa in commercio al fine di misurarne il profilo di sicurezza (safety), l’efficacia clinica rispetto al trattamento standard e gli eventuali eventi avversi o collaterali.

La metodologia impiegata per sviluppare e studiare una terapia digitale è del tutto sovrapponibile a quella usata per i farmaci e include la conduzione di sperimentazioni cliniche controllate randomizzate per misurare la loro efficacia (rispetto al trattamento standard o rispetto alla assenza di intervento) su esiti di salute misurabili, e l’uso della Evidence Based Medicine e della Health Technology Assessment.

Al termine dello studio di una terapia digitale, l’azienda produttrice procederà con una richiesta di una registrazione presso l’ente preposto a rilasciare una certificazione e ad autorizzarne la messa in commercio.

Trattandosi di un intervento curativo, la terapia digitale è accompagnata da un “foglietto illustrativo” che, al pari di quelli che accompagnano i farmaci, illustrano le modalità di impiego e gli eventuali effetti collaterali.

Alcuni esempi di terapie digitali

La lista di terapie digitali in campo medico disponibile all’estero è lunga e comprende malattie croniche (come il diabete e l’ipertensione), malattie mentali (come l’ansia e la depressione), riabilitazione, qualità del sonno e dipendenze (da fumo o da altre sostanze).  

La prima terapia digitale risale al 2009 ed è stata sperimentata nel campo del trattamento della depressione. Deprexis, il nome della terapia digitale appunto, è una piattaforma che offre un intervento cognitivo-comportamentale, dimostratosi efficace nel trattamento di questa patologia. Oggi è usata in ambito ospedaliero in Germania, paese nel quale è stata sviluppata, e in Svizzera, dove è rimborsato dalle assicurazioni.

terapie digitali

La Food and Drug Administration (FDA) ha poi approvato:

  • ReSET, un’app che offre una terapia cognitivo-comportamentale per curare chi soffre di problemi di dipendenza e abuso di oppiacei;
  • l’app BlueStar Diabetes per gestire e aiutare i pazienti diabetici, attraverso esercizio fisico e alimentazione;
  • programmi online come quelli di Omada Health per aiutare a perdere peso diminuendo il rischio cardiaco;
  • Endeavor, il primo videogioco a scopo terapeutico, ideato per bambini affetti da sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).

L’Ente Regolatorio tedesco di recente ha poi approvato anche due app riguardanti la gestione dell’acufene e la cura dei disturbi d’ansia. La prima, Kalmeda, tratta l’acufene attraverso una terapia cognitivo-comportamentale personalizzata, costruita sulla base dei disturbi segnalati dal paziente. La seconda, Velibra, è indicata per pazienti maggiorenni con sintomi di disturbo d’ansia generalizzato, disturbo di panico o disturbo d’ansia sociale.

Diverse sono poi le terapie digitali per smettere di fumare che, accompagnandosi a programmi nazionali e internazionali e fornendo stimoli motivazionali e supporto alla pianificazione, si sono dimostrate efficaci e di conseguenza sono state autorizzate al commercio dai principali Enti Regolatori in affiancamento al programma terapeutico sperimentato.

A che punto siamo con le terapie digitali in Italia?

In Italia, purtroppo, le cose non procedono come nel resto del mondo. Sarà perché i nostri medici non sono molto favorevoli alle nuove tecnologie o per lo scarso ascendente di startup e di sviluppatori, ma le terapie digitali non sono così conosciute e utilizzate.

Per poter essere autorizzate all’immissione in commercio è, inoltre, fondamentale che tali terapie vengano inquadrate da un punto di vista regolatorio e che, quindi, siano opportunamente distinte dalle applicazioni per salute e benessere.

Poi, risulta necessario anche definire la tipologia di terapia digitale per poter stabilire quali e quanti studi clinici siano necessari per poter approvare la sua commercializzazione. In questo senso, seppur in ritardo rispetto ad altri Paesi, le istituzioni scientifiche e sanitarie nazionali, in particolare l’Istituto Superiore di Sanità e l’Agenzia Italiana del Farmaco, stanno avviando iniziative che riguardano i percorsi di sviluppo e l’inquadramento regolatorio delle terapie digitali.

Rimangono tuttavia aperte molte domande:

  1. a quali condizioni potrebbe essere autorizzata una terapia digitale?
  2. a quali aggiornamenti (e di che tipo) andrebbe sottoposta l’autorizzazione alla messa in commercio, qualora il software alla base della terapia venisse modificato?
  3. quali aspetti relativi alla sicurezza e alla privacy devono essere considerati?
  4. come confrontare (e se è lecito farlo) l’efficacia della terapia digitale e quella di un farmaco?
  5. esistono aspetti etici nello sviluppo, nello studio e nella somministrazione delle terapie digitali?
  6. le terapie digitali possono essere prescritte? A quali condizioni?
  7. possono essere rimborsate? Da chi? Dal Sistema Sanitario Nazionale o dalle assicurazioni come accade in USA, in Svizzera e in Germania?

Per rispondere a queste domande circa un anno fa ha preso il via un progetto denominato “Terapie Digitali per l’Italia”, frutto della collaborazione di un gruppo interdisciplinare con figure provenienti dal mondo della ricerca, della clinica, dell’imprenditoria, delle startup, dell’economia e del settore regolatorio. Il gruppo ha appena pubblicato un documento di oltre 200 pagine dal titolo “Terapie digitali: un’opportunità per l’Italia”, il cui obiettivo è quello di promuovere le terapie digitali in Italia nel mondo clinico, scientifico, istituzionale ed imprenditoriale, oltre che per i pazienti.

Ciò è già avvenuto per gli strumenti di telemedicina e di digital health favoriti dalla pandemia Covid-19; è auspicabile, quindi, che accada anche per le terapie digitali.

Eugenio Santoro - Dipartimento di Oncologia clinica

Editing Raffaella Gatta - Content Manager

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